Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/81

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GLKLFI E GHIBELLINI. LXXill gl'imperatori punissero i Ghibellini; che i pontefici da ul- timo alla causa de' nobili e dell'impero si dessero, abban- donando quella del papato e de' popoli. E di qui si comprende come non sola cupidigia de'do- minii germanici, non sola negligenza di quel che dovevano lare, ma un presentimento delle lor vere e legittime utilità abbia sviati dal potentemente f.ivoreggiare parte ghibellina gl'imperatori alemanni. Dopo la Lega Lombarda, l'Italia, se savia era, più non aveva a temere d'estera prepotenza. Ma non era ancora mezzo secolo passato, ed ecco sorgere, co' nomi di Ghibellino e di GueUb. la vendetta dello scor- nato Barbarossa. Gli Svevi dominanti in un angolo d'Italia, combattevano per i loro utili propri di dinastia, non per amore de'grandi, nemici loro. La parte guelfa, immedesi- mata allora nella causa de' papi, e i tradimenti de'grandi, non operarono ma attrettarono la sveva rovina. Che se ouella famiglia avesse vinto, e disteso in tutta o in parte d'Italia il potere loro, avrebbero la parte ghibellina ben tosto negletta, poi anche fieramente oppu£,nata. L'impero servivasi de' Ghibellini come di freno all'inalberarsi delle ringiovanite città; non già che ad alcuna delle due parti egli credesse sicuro procacciare vittoria a>^soluta. Purché docili al cenno imperiale, poco importava ai Tedeschi se a popolo si reggessero o a nobili le città: ch'anzi l'inquieto agitarsi dei molti poteva al loro futuro dominio parere pili conducevole dello stretto e bene assodato governare de' po- chi. Che se i viaggi e le spedizioni dello straniero non erano in Italia tanto frequenti quant' avrebbero i Ghibellini bramato, se ne dia cagione parte alle guerre germaniche, parte, ripeto, a quel sentimento vero che agl'imperatori tedeschi diceva, l'Italia essere il giardino dell'imperio, non il palazzo; l'Italia meritar tante cure quante bastassero a trarne danaro, ma non essere terreno dove la speranza ger- manica potesse mettere radici profonde. E quando una ger- manica dinastia si fosse in Italia stabilmente fondata, e gl'imperatori si sarebbero accorti quanto nemica a loro fosse la parte ghibellina, e i Ghibellini si sarebbero sentiti languire sotto la vicina ombra della imperiale potestà. Quando avessero le due unite forze domato le riluttanti volontà delja plebe, si sarebbero azzuffate tra loro; e o raristocrazfa avrebbe tradito i principi, come fece gli Svevi nel regno; o se ne sarebbe sordamente alienata, come fece sotto Leopoldo in Toscana; o li avrebbe fatti alle sue vo- glie ministri, e, se ribelli, strozzatili, come seguì in altre parti del mondo; ossivvero, perdendo ogni politica e so- ciale potenza, si sarebbe ristretta ai vantaggi miseri della ricchc/.za, e fatta venale e ignolàle, e avrebbe trovato o un