Pagina:Commedia - Paradiso (Tommaseo).djvu/17

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CANTO I. (5. Infino a qui l’un giogo di Parnaso Assai mi fu: ma or con amendue M’è uopo entrar nell’aringo rimasti.. Entra nel petto tuo, e spira tue, Sì come quando Marsia traesti Della vagina de le membra sue.. divina Virtù, se mi ti presti Tanto, che V ombra del beato regno, Segnata nel mio capo, io manifesti; 9 Venir vedràmi al tuo diletto legno, E coronarmi allor di quelle foglie Che la imiterà e tu mi farai degno.. Sì rade volte, padre, se ne coglie Per trionfare o cesare o poeta (Colpa e vergogna delle umane voglie), il. Che partorir letizia in su la lieta Delfica Deità dovria la fronda Peneia, quando alcun di se asseta.. (L) Amendue: coll’aurache spira <P ambedue. (SLi Giogo. Ovid. Mel.,1: Mona ibi vertìcibus petit ardutts astraduobus, Nomine Parnassus, super ai q uè cacurnine nubes. Lucao., HI: Parnassusque jtiqo. deserlus utroque. V: Gemino petit ae l Iter a culle. Slal. Theb.: Bicorni fugo. Bue, X: Parnassi... juga Mw, VII: Pandite nunc Ileliconi, Deae, contusa uè movete. Elicone e Citeione, Cima e Nisa sono i due Ringhi Con Bacco sul alerone stavano, dice Probo (al Ili «Ielle Georgiche, v 43). le Muse, invocale da Dame sinora. Ora chiama ad Apollo. Ovid. Mei., X: Siine opus est leviore lina Georg.. Ili: Siine veneranda Palei,, maiino nunc ore sonatidum. — Con. Entrar nell’aringo eoi gioghi, non pare bello. (F) Giouo. Parnaso, dice Pietro, è l’universale dottrina: I’ un giogo, la scienza; l’altro, la sapienza. Agostino (de Docl. Chr.) disimene la scienza umana e la sapienza di Dio.. (L) Tue: tu. — Marsia; lo vinse nel caino e lo scorticò. (SD Petto Ma.. VI: Stimulos sub pectore verlit Apollo. -- Spira JEn, VI: Sit milii fa? andito loqui, sii mimine vestro Pandere res... -• Mursia. Ovid. Mei., VI. Gl’indotti audaci. Nel I del Purgatorio rammenta le piche, indegna compagna la vendetta alla gloria.. (L) Mi ti: me a le. -- Ombra: quel po’ che rammento. (SL) Virtù /fin., VI: Ardens evexil ad aellirra virius. -■ Presti. Ovid. Fast., I: Dannili te plueidum; dederis in carmina vires -• ombra. E negli aurei Latini e ne’ Padri, adumbratus vale leggermente delinealo, «•oirie a contorni d’ombra. — Segnala. Puri,’., XXXIII, l 27: Segnato è or da voi lo mio cervello. Ancora più materiale di qui.. (L) Vedràmi: mi vedrai. — Legno: alloro -- Foqlie. Di cui mi farà degno l’alio soggetto e la tua ispirazione. (SL) Diletto. Ripete il dello nella lerz. 5

  • o. iSL) Padre. Titolo di tulli gli

Dei, dice Servio. — Cesare. Peir., soii. 225: (all’alloro) Onor d’imperatori e ai poeti. Mene a paro poeta e Cesare, ma il nome di poeta e quel che piùdura e più onora. Purg., XXI, t 29 a (L) Dovria: tu dovresti rallegrarli quando alcuno desiderala tua corona -- Di su: nqMn iSL» Partorir., in su non pare bello; segnatamente, s ggiunta l’imagine dell’assetare. — Lieta. Proprio della divinità. Purg. XVI, 30;. Par., Il, io, 48. -- Delfica. Hor. Carm., I, 7: Apolline Delphos Insignes. — Peneia. Ovid. Met., I.