Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/480

Da Wikisource.
   470 p u r g a t o r i o   x x. [v. 34-42]

l’amore di Dio: e però dice l’autore: Per condur ad onor lor giovanezza; cioè ad onor di matrimonio, e levarle del biasmo del meretricio.

C. XX — v. 34-42. In questi tre ternari lo nostro autore finge come, venuto a lo spirito che li parea che avesse ditto le parole ditte di sopra, elli lo dimandò chi elli era, et elli li rispuose, dicendo O anima, che tanto ben favelle; quant’io abbo udito di sopra. Dimmi chi fosti, dissi; cioè io Dante, e perchè sola Tu queste degne lode rinnovelle; questo dice, perchè parea a lui avere udito pur lui; ma, come apparrà di sotto, questo parlare era di tutte. Et acciò che ’l dica più volentieri, li promette premio di fama; e però dice: Non fi’ senza mercè; cioè sensa premio, la tua parola; cioè lo parlare che mi farai, S’io ritorno a compier lo cammin corto Di quella vita; cioè mondana, che al termine vola; ecco che li promette di darli fama, s’elli ritornerà al mondo; e questo serà la mercè che li promette. Et elli; cioè quello spirito rispuose: Et io dirò, non per conforto Ch’io attenda di là; cioè ch’io aspetti ne la vita mondana: ecco che dimostra l’anime passate non curarsi più de le cose mondane, come dice Boezio nel secondo della Filosofica Consolazione: Sin vero sibi mens bene conscia, terreno carcere resoluta, cœlum libera petit, nonne omne terrenum negocium spernet. Quæ se cœlo fruens, terrenis gaudet exemptam? etc.; e così l’anime del purgatorio che sono in espettazione de la salute eterna, ma perchè tanta Grazia in te; cioè Dante, luce; cioè risplende tanta grazia di Dio in te, che vai vedendo lo purgatorio, et ài veduto lo inferno, et ài a vedere lo paradiso, prima che sii morto; cioè passato de la vita mondana; la qual grazia Dio fa a poghi, cioè che vadino co lo ingegno e co lo intelletto considerando l’altra vita e le condizioni, meriti e demeriti de’ passati, come vai tu; e però ti vo1 rispondere di quello che dimandi.

C. XX — v. 43-60. In questi sei ternari lo nostro autore finge come lo spirito, dimandato da lui, li risponde de la sua condizione e de la sua origine; e qui si manifesta la mutazione del sangue de’ regi2 di Parigi, come chiaramente dice lo testo. Dice così: Tu dimandi chi io sono, io tel dico: Io fui radice de la mala pianta; cioè principio de la generazione dei regi di Francia, poi che la stirpe di Carlo Magno venne meno; e dice mala pianta, perchè questi funno rii a rispetto dei discesi da Carlo Magno, che tutti funno santi e buoni; e però dice lo testo de la mala pianta, Che; cioè la qual pianta,

  1. Vo; prima persona del presente indicativo si dee scrivere senza apostrofo, perchè è voce intera dall’infinito vore, o vorre. E.
  2. C. M. de’ regi di Francia e di Parigi,