Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/481

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aduggia; cioè adombra, tutta la terra cristiana: imperò che si è cresciuto lo reame di Francia, che tutti li altri riami dei cristiani avansa, e massimamente, poi che la chiesa romana fu di là; e però dice che questa pianta è sì grande, che adombra tutta la cristianità, Sì che buon frutto rado se ne schianta; questo si riferisce a la mala pianta, dicendo che ella è sì ria, che rade volte n’esce buon frutto; cioè buoni descendenti; ma pur alcuna volta n’esceno: non addiviene come dell’arbaro1 tristo, che non può mai fare buono frutto; ma ben può fare buoni polloni, e così l’omo rio non può fare mai buone operazioni; ma ben può fare boni filliuoli. Ma se Doagio, Lilla, Guanto e Bruggia; queste sono città di Flandia2 ch’è vicina a la Francia, e sono state oppresse dai regi di Francia, sicchè ànno odio contra di loro; e però nomina esse e dice: Potesser; cioè avesseno potenzia, tosto ne serea3 vendetta: imperò che li baroni di Flandia sporrebbeno sì fatti regi, se avessono potenzia; ma noll’anno, e però nol fanno. Et io; cioè Ugo principio del sangue secondo dei regi di Francia, la chieggio; cioè la vendetta de’ miei riei descendenti, a Lui; cioè a colui, cioè a Dio, che; cioè lo quale, tutto giuggia4; cioè tutto iudica e vede. Chiamato fui di là; cioè nel mondo, Ugo Ciapetta; ecco che si nomina. Questi5, nel canto xxvi come dirà di sotto, fu filliuolo d’uno6 tavernaio di Parigi, e fu sì virtuoso ch’elli divenne conte di Parigi, maggiore siniscalco che avesse lo re di Francia, et era del suo stretto consillio, e quasi tutto lo regno si governava per le suoe mani; et essendo in quello stato, prese per donna una de la stirpe reale; unde venendo a morte lo re di Francia, non avendo filliuoli, e non essendo alcuno altro a cui cadesse l’eredità del regno, se non ad uno ch’era fatto religioso et andava vestito di panni bigi e non volse la corona, fu coronato uno filliuolo che avea Ugo Ciapetta, nominato Roberto de la sua donna ch’era de la stirpe reale, in re: tanto seppe operare lo ditto Ugo coi suoi denari e co la sua potenzia e co la sua amistà. E di quello suo filliuolo sono poi discesi li regi di Francia, che sono venuti ai nostri tempi; e però dice: Di me son nati i Filippi e i Loigi; cioè del mio filliuolo, che era per madre de la casa di Francia, sono nati li re di Francia che tutti sono chiamati o Filippi o Loigi 7, Per cui; cioè per li quali, novellamente è Francia retta: però che tutta via è poi durata la sua schiatta. Filliuol fui; cioè io Ugo, d’un beccar; cioè che vendea carne, e chiamansi beccari dai becchi che vendeno li cavernai8 di Francia,

  1. C.M. arboro
  2. C. M. Flandria
  3. Serea; desinenza oggi rifiutata; ma comune anticamente in luogo dell’altra in ia; seria, forse per mantenere l’e precedente l’estrema consonante di forem, amarem e via dicendo. E.
  4. Giuggiare; giudicare dal provenzale jutjar. E.
  5. C. M. nel dcccclxxvi, come dirà
  6. C. M. d’uno beccaro di Parigi,
  7. C. M. Loisi
  8. C. M. li beccari di Francia,