19Io mi volsi da lato con paura
D’esser abbandonato, quando io vidi
Sol dinanzi da me la terra scura;
22E il mio Conforto: Perchè pur diffidi,
A dir mi cominciò tutto rivolto,
Non credi tu me teco, e ch’io te guidi?
25Vesper è già colà, dov’è sepolto
Lo corpo dentro al quale io faceva ombra:
Napoli l’à, e di Brandigi è tolto.1
28Ora, se inanzi a me nulla s’aombra,
Non ti meravilliar più che de’ cieli,
Che l’uno all’altro raggio non ingombra.
31A sofferir tormenti e caldi e gieli
Simili corpi la Virtù dispone,
Che, come fa, non vuol che a noi si sveli.
34Matto chi spera che nostra ragione2
Possa trascorrer la infinita via,3
Che tiene una Sustanzia in tre Persone.
37State contenti, umana gente, al quia:4
Chè, se potuto aveste veder tutto,
Mestier non era parturir Maria:
- ↑ v. 27. C. A. ed a Brandigi
- ↑ v. 34. C. A. Matto è chi
- ↑ v. 35. Da quanto lasciò scritto Vincenzo Gioberti la via è l’ordine della Providenza, è la creazione, accenna spazio, tempo: è il soggetto della filosofia, che vale studio della via divina. Questa infinita via è il cielo cosmico, la dialettica creatrice, ed è infinita: perocché la creazione non à fine. E.
- ↑ v. 37. State contenti.... al quia. Dichiarando l’Etica d’Aristotile, Bernardo Segni avverte come ogni dottrina s’ acquista con qualche cognizione preesistente; o se e’ non sa da sè stesso i princìpi effettivi, debbe crederli almeno a chi glieli insegna. Quindi è di necessità che chi à da udire la scienza dell’etica sia accostumato, il che vale che debba avere il principio quia. Il perchè delle cose è il secondo membro delle cose; cioè la creazione. Qui il Poeta, giusta il medesimo Filosofo subalpino, sembra mostrare che la mente umana non si può innalzare sul perchè, e investigare il perchè del perchè: conciossiachè al di sopra della creazione non vi abbia più che l’assoluto.
E.