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Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/77

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   [v. 94-102] c o m m e n t o 67

dell’anime ditte di sopra, Di quella mandria; cioè congregazione: come la mandra è rauno di pecore; così quello era rauno d’anime, fortunata; cioè felice, perchè è in stato di salute, allotta; cioè che Virgilio ebbe dette loro le parole ditte di sopra, Pudica in faccia; cioè vergognosa co la faccia bassa verso terra, e ne l’andare onesta; cioè andando piano, come richiede l’onestà. Come color dinanzi; di quelle anime, vidden rotta; per l’ombra che facea lo mio corpo, La luce; cioè del sole, in terra dal mio destro canto; cioè da mano ritta venia lo sole a Dante. E questo dice, per mostrare ch’elli erano iti a drieto, andando verso mano sinistra per parlare co le ditte anime, che l’andare suo prima era verso mano ritta, come finto è di sopra: imperò che, descendendo ne lo inferno, sempre finse che andasseno verso mano sinistra; e così, montando verso ’l purgatorio, sempre finge che vada verso mano ritta, perchè la via ritta è quella de le virtù e la manca è quella dei vizi; e s’elli fusse ito verso man ritta come andava prima verso l’oriente, la luce del raggio del sole sarebbe venuta del sinistro canto. Et è anco da notare che ne lo inferno finse che andasse col sole di po' le spalle; così nel purgatorio col sole sempre inanti: e come girava lo sole; così giravano lo monte, andando sempre lo sole inanti: e quando lo sole tramontava, si riposavano, juxta verba Evangelii: Ambulate, dum lucem habetis. — Sì che l’ombra; cioè del mio corpo al raggio del sole, era da me; cioè Dante, a la grotta; del monte, Restaro; allora le ditte anime che veniano inansi, vedendo questo, e trasser sè indietro alquanto; quasi per meravillia e dubbitando, E tutte le altre; anime, che veniano appresso; a quelle dinansi, Non sapendo perchè; cioè la cagione, fenno altrettanto; cioè di restarsi e tirarsi a rieto. E qui può essere questa allegoria; che le persone del mondo che s’apparrechiano all’atto de la penitenzia come pilliano umiltà; così simplicità e timidità: e meravilliansi, vedendo uno omo carnale per la via de la carnalità andare all’aparecchiamento de la penitenzia, come andava Dante: e stanno sì fatte persone ad obedienzia di chi le guida sì, che quel che vedeno fare a la guida, fanno ancora ellino.

C. III— v. 94-102. In questi tre ternari lo nostro autore fìnge come Virgilio, avvedendosi de la cagione de l’ammirazione di quelle anime, le certifica; e come certificate insegnano la via, dicendo così: Senza vostra dimanda; ecco che non aspetta Virgilio che dimandino; ma elli solve lo dubbio, dicendo: io; cioè Virgilio, vi confesso, Che questo è corpo; dinotando Dante, uman; cioè d’omo, che voi vedete; rompere lo sole; e però dice: Per che il lume del Sole in terra è fesso; cioè per l’ombra sua: Non vi meravilliate; voi, anime, ma credete; certamente, Che non senza virtù che dal Ciel vegna; cioè non sensa grazia cooperante e perficiente che viene da Dio,