Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/24

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PREFAZIONE XXI

in questo tipo scenico, è un citrullo che si lascia menar pel naso dal Paflagone. Filocleone, quando il figliuolo gl’ insegna le maniere della buona società, noli intende cose che entrerebbero a un piòlo; e non parliamo neppure di Sperabene, campione di stupidità e citrullaggine. Quasi tutti nutrono una straordinaria passione per le burle, spesso d’ultima goffaggine, e una tendenza a scorbacchiare grossolanamente la gente; e talvolta dimostrano poi una singolare furbizia, che fa vivo contrasto con l’abituale stupidità. Diceopoli piglia in giro come nulla il terribile Lamaco. Popolo sfrutta i due piaggiatori, e quando il Coro gli rimprovera la sua dabbenaggine, si sbottona con una dichiarazion di fede veramente inaspettata. Il baggiano Lesina è tutto prontezza ed acume quando si tratta di sbarazzarsi dei creditori e di rimbeccare i discepoli di Socrate, esterrefatti per l’incendio del Pensatoio. Filocleone ha trovate inesauribili per canzonar le persone che ha danneggiate e che gli si addensano alle calcagna esigendo risarcimenti. Mnesiloco, che intendeva addirittura di dovere zittir la porta, non è poi menomamente imbarazzato a bisticciarsi a tu per tu col sottile Agatone. Anche notevole è la loro grande salacia, prorompente alla menoma occasione. Basta ricordare le uscite finali di Diceopoli e Filocleone, la città vagheggiata da Gabbacompagno (162), I’ entusiasmo di Trigeo e di Sperabene dinanzi a Pomona e alla rosignoletta (Pace, 743; Ucc., 734); e gli esempi si potrebbero moltiplicare. La gola è pure loro peccato prediletto, e come coronamento di qualsiasi impresa non sanno concepire se non