Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/279

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168 ARISTOFANE



paflagone

No, per il Dio del mare, vincermi in impudenza
non potrete; o ch’ io sempre rimaner debba senza
scroccare ai sacrifizi di Giove sul mercato!

salsicciaio

Pei pugni che, ragazzo, tanti ho tanto buscato,
pei colpi di coltello, a tal giuoco io la spunto!
Non per nulla a molliche nutrito di pane unto,
divenni un tomo simile!

paflagone

Molliche, come ai cani?
Di tal cibo canino pasciuto, osi alle mani
venir col Cinocèfalo, schiuma dei mascalzoni?

salsicciaio

Eh, da ragazzo ho fatto tiri ben più birboni!
Senti codesto: i cuochi gabbavo in tal maniera:
« Oh ragazzi, guardate! Vedete? È primavera!
La rondinella! » — Quelli, sll’ gli occhi; e in questo mezzo
sgraffignavo la carne!

coro

con ammirazione.
Pensata fina, o pezzo
di furbaccio! Facevi come chi coglie ortica:
prevenivi l’arrivo delle rondini!