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180 ARISTOFANE


di poesia nel fiore,
qui vieni; e tepo sia
lei che in imprese o mischie
sempre alleata è mia:
Nice, che ognor s’acconta — con le Cariti, e affronta
ogni nemico mio, stando a me presso.
A noi mostrati adesso:
conceder devi a questi
uomini, ad ogni patto, la vittoria
se mai la concedesti!

corifeo

Antepirrema
Le prodezze dei corsieri, bestie degne di gran vanto,
esaltar, che le sappiamo, noi vogliamo. A noi daccanto
preser parte a mischie, attacchi, a molti altri eroici fatti.
Ma per quel che in terra oprarono noi non fummo stupefatti,
come allor che sui barconi si lanciarono da bravi,
con provviste di cipolle, d’agli e brocche. E nelle navi,
sopra i remi, al par degli uomini, si gittarono con foga,
sollevando alto clamore. Ohp là! Ohp là! Voga voga!
Che si fa? Forza a quei remi! Puro sangue, e tu che aspetti?
Poi sbarcarono a Corinto, si scavar con l’ugne i letti,
e di coltri in cerca mossero i più giovani. Per rancio,
in mancanza d’erba medica, si papparon qualche grancio
che sbucar dal covo osasse: che se pur si fosse spinto
giù nel mar, ce lo inseguivano! Si che un grancio di Corinto,
narra Teoro: «Per Posidone, disse, il caso è dei più brutti!
Non isfuggo ai Cavalieri, né per terra, né fra i flutti! »
Con una nuova evoluzione il Coro torna a volgersi verso la scena.