Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/348

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I CAVALIERI 237

« Dunque inteso non avete, bimbe mie, l’avvenimento? Per far vela su Cartagine, dice, Iperbolo vuol cento di noialtre. quel briccone, quella birba inacidita! » La proposta insopportabile parve a quelle, inaudita; e disse una che zitella era ancor: « Soggetta avermi mai potrà quell’uomo. Dio me ne guardi! Pria dai vermi qui corrosa, zitellona divenir preferirei! Né Navetta di Navone, quant e ver, che, per gli Dei, sono anch’io di pece e tavole, egli avrà. Ché se in Atene gli dan retta, preso il largo, rifugiarci ne conviene di Tesèo nel santuario, od in quello de l’Erinni: ch’ei non beffi, comandandoci, la città co’ suoi cachinni! Ma gli schifi in mar calati, se tal fregola gli prese, ve i lumi vendea, navighi per suo conto, a quel paese! » Nuova evoluzione del Coro che torna a volgersi verso la scena.