Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/35

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XXXII PREFAZIONE

quando il gatto non c’è! Te la credevi, d’adescare col canto il mio diletto! FaHo adesso, e col canto io ti rimbecco.

Ché, se agli spettatori questo pare
un vecchiume, peraltro è divertente

e comico. Avvicinati, accompagnaci, tu, flautista! Ora, mentre sul suolo attico questi elementi furono soffocati allorché la farsa, uscita dalla piazza, ebbe il suo Coro (vedi pag. 54) ed emulò la tragedia, in altre regioni si svilupparono indipendenti: e ne risultò una composizione in tutto simile alla nostra operetta, la hypóthesis mimica. Pochi anni fa la fortuna ci restituì, frammentaria e monca, ma facilmente ricostruibile, una di queste operette; che dunque è per ora la rappresentazione più legittima, sebbene tardj e contaminata, dell’antichissima commedia degli autokàbdaloi. Leggiamola, per precisare e concretare le nostre impressioni (‘). Una bella ragazza, Caritione, diciamo Graziosa, si trova, forse naufraga, certo contro voglia, in una terra barbara, bagnata dal mare indiano e attraversata da un fiume; e l’hanno nominata, pare, sacerdotessa d’una Dea. 11 re del paese, naturalmente, se ne innamora, e non vorrebbe lasciarsela scappare. Ma un bel giorno arriva pure il fratello di lei, accompagnato da alcuni amici e da un tipo pulcinellesco, il Buffo. Non emerge in modo sicuro dai frammenti rimasti, "na sembra ovvio supporre che il fratello mandi il Buffo, il (’) The Oxyrhynchus Papyri, III, p. 41 sg.