Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/368

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NOTE 257

NOTE 257 ha due figli. Saputo poi che Ino è viva, e dimora sul Parnaso, la manda a richiamare. Temislo delibera di uccidere i figliuoli d‘ Ino, ma per equivoco. uccide i propri, poi si toglie da si stessa la vita. Atamani’, [urioso, dà morte al figlio maggiore Learco: Ino, col minore Melicerta, si gitta in mare (Hyg., Fati. IV). Le avventure di Tieste sono assai, conosciute. Pag. 49, v. 7. - In queste parole è un’allusione ai numerosi buchi onde riuscivano trasparenti i cenci donati da Euripide. Pag. 49. v. 10. - Tutti gli ammennicoli che chiede d’ora innanzi Diceopoli. il cestello bruciacchiato, il vasetto sbreccato, il pentolino tappato con la spugna, sono quelli medesimi che aveva Telefo nella tragedia euripidea. Sull’uso che avesse potuto farne l’eroe nella sua peregrinazione, si rimane un po’ incerti. Il vasetto serviva certo per bere, il cestello forse come lampada per ripararvi dal vento una fiammella (cfr. scol.), il pentolino con la spugna per fare una molto elementare teletta. Diceopoli li dimanda dal primo fino all’ ultimo perché riesca perfetta la somiglianza col personaggio euripideo. Pag. 49, v. 16. - Su questa bizzarra uscita di Diceopoli, cfr. le mie già ricordate Criticae alque exegeticae animadversiones, p. 142. Pag. 50, v. 3. - Parodia d’un verso del Telefo. Probabilmente qui l’eroe, che parlava, come abbiamo veduto, in incognito, volendo allontanare ogni sospetto, scagliava contro sé stesso un’ imprecazione, ambigua per la forma e quindi convertibile in buon augurio. Pag. 50, v. 5. - Probabilmente di codesto bastone era fornito Telefo nella tragedia euripidea. Certo in una tragedia veniva sulla scena recandolo. (Diog. Laerz., V, 87). Pag. 50, v. 8. - Parodia euripidea. Pag. 51, v. 4. - Cfr. nota a pag. 52 verso 8. Pag. 52, v. I - Perché levàti codesti ammennicoli, cenci, infermità fisiche, apparenze miserevoli, nelle tragedie euripidee, secondo Aristofane. non restava più nulla. Pag. 52, v. 8. - Stando a queste allusioni di Aristofane, la madre d’Euripide sarebbe stata venditrice di erbaggi. Secondo altre testimonianze, il poeta avrebbe appartenuto invece a buona famiglia: Filocoro in Suida, Ateneo, X, p. 424 E. Pag. 53, v. 2. - Tutto questo monologo ha intonazione ridicolamente tragica. Ariitofane - Commedie, 1-17.