Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/377

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266 ARISTOFANE

Pag. 100, v. 3. - Il lesto dice in bianco: che era colore di lutto in qualche parte della Grecia. Pag. 100, v. 8. - Di Dercete Filasio, dice il lesto. In Dercete si sente la radice t)er£, guardare, in Filasio il nome phylc, borgo o tribù. L’espressione equivale a dire: se t’importa la luce degli occhi tuoi. Pag. 101, v. 3. - Pittalo era, a quanto dice Io scoliaste, medico ateniese; e crederemmo fosse specialista di malattie d’occhi. Pag. 106, v. 2. - Gerione, il terribile mostro tricorpore affrontato e ucciso da Ercole, al quale Diceopoli burlescamente agguaglia Lamaco, era anche concepito e rappresentato con ali che sembrano più d’insetto che d’uccello (cfr. Luynes, 8, e Gerhard, V. B. 323). La interpretazione del luogo non è incontrastata. Pag. 106, v. 7. - In simili banchetli ogni convitato portava da sé i piatti forti. L’anfitrione offriva tutti, su per giù, gli accessori che troviamo enumerati nei versi seguenti. Pag. 1 11, v. I. - I kribanilai (biscotti) erano, a dir dello scoliaste, panini in forma di scudi. Ma il paragone non sarebbe esatto, perché qui questi k’il’onllai devono far ufficio di sostegni, non di cose sostenute. Pag. Ili, v. 6. - Dice lo scoliaste che alcuni profetizzavano guardando nell’olio: una specie, dunque, delle bottiglie magiche. Pag. 112, v. 6. - Cioè quando sarà ubbriaco fradicio. Mi allontano un po’ dalla lettera, per avvicinarmi meglio allo spirito dell’espressione. Pag. 114, v. I. - Gli scoli sembrano qui attingere al testo medesimo. Dal quale assai chiaramente si conosce che questo Antimaco (detto il figlio di Psacade — psacàs — rugiada — perché soleva parlando spruzzar di saliva i suoi interlocutori) doveva aver rimandati a denti asciutti i suoi coreuti. Queste filastrocche d’improperi sono, come si può rilevare dal frammento archilocheo trovato e pubblicato dal Reitzenstein, derivazioni dallo stile giambico di Archiloco. Cfr. Origine ed elementi, pag. 192. Pag. 114, v. II.- Quest’ Oreste è il famoso ladro notturno di cui si fa menzione anche negli Uccelli. Lf, come qui, si scherza su l’omonimia con l’eroe matricida. Pag. 114, v. 16. - Non vedo ragione per accettare la nota dello scoliaste, il quale esclude che qui si tratti di Cratino il poeta.