Pag. 100, v. 3. - Il lesto dice in bianco: che era colore di lutto
in qualche parte della Grecia.
Pag. 100, v. 8. - Di Dercete Filasio, dice il lesto. In Dercete si
sente la radice t)er£, guardare, in Filasio il nome phylc, borgo o tribù.
L’espressione equivale a dire: se t’importa la luce degli occhi tuoi.
Pag. 101, v. 3. - Pittalo era, a quanto dice Io scoliaste, medico
ateniese; e crederemmo fosse specialista di malattie d’occhi.
Pag. 106, v. 2. - Gerione, il terribile mostro tricorpore affrontato
e ucciso da Ercole, al quale Diceopoli burlescamente agguaglia Lamaco,
era anche concepito e rappresentato con ali che sembrano più d’insetto
che d’uccello (cfr. Luynes, 8, e Gerhard, V. B. 323). La interpretazione del luogo non è incontrastata.
Pag. 106, v. 7. - In simili banchetli ogni convitato portava da sé
i piatti forti. L’anfitrione offriva tutti, su per giù, gli accessori che troviamo enumerati nei versi seguenti.
Pag. 1 11, v. I. - I kribanilai (biscotti) erano, a dir dello scoliaste,
panini in forma di scudi. Ma il paragone non sarebbe esatto, perché qui
questi k’il’onllai devono far ufficio di sostegni, non di cose sostenute.
Pag. Ili, v. 6. - Dice lo scoliaste che alcuni profetizzavano guardando nell’olio: una specie, dunque, delle bottiglie magiche.
Pag. 112, v. 6. - Cioè quando sarà ubbriaco fradicio. Mi allontano un po’ dalla lettera, per avvicinarmi meglio allo spirito dell’espressione.
Pag. 114, v. I. - Gli scoli sembrano qui attingere al testo medesimo. Dal quale assai chiaramente si conosce che questo Antimaco (detto
il figlio di Psacade — psacàs — rugiada — perché soleva parlando
spruzzar di saliva i suoi interlocutori) doveva aver rimandati a denti
asciutti i suoi coreuti. Queste filastrocche d’improperi sono, come si può
rilevare dal frammento archilocheo trovato e pubblicato dal Reitzenstein, derivazioni dallo stile giambico di Archiloco. Cfr. Origine ed
elementi, pag. 192.
Pag. 114, v. II.- Quest’ Oreste è il famoso ladro notturno di cui
si fa menzione anche negli Uccelli. Lf, come qui, si scherza su l’omonimia con l’eroe matricida.
Pag. 114, v. 16. - Non vedo ragione per accettare la nota dello
scoliaste, il quale esclude che qui si tratti di Cratino il poeta.