Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/49

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XLVI PREFAZIONE

Alcmena, dalla finestra, guarda teneramente l’amante avventuroso. Ecco la «nascita d’Elena. 11 re dei Numi, pare, in stretto incognito, s’è recato, in compagnia d’Efesto, a vedere che cosa mai nascerà dall’uovo che gli aveva partorito la bella Nemesi, e che era stato affidato a Leda (fig. 20). 11 fabbro celeste ha già vibrato un colpo, ed ha rialzato il mazzapicchio per calare il secondo, allorché, oh portento!, dal guscio infranto scatta fuori una bella bambinetta, che con gesto vivacissimo incomincia forse a declamare. Giove leva un alto grido di stupore: e intanto una donna anziana, nascosta dietro un uscio semiaperto, spia, tutta curiosità? la scena meravigliosa. Ed ecco la lotta fra Ercole ed Apollo pel tripode di Delfo (fig. 21). Il signore degli oracoli, sbigottito per l’arrivo dell’eroe, s’è rifugiato sur un trabiccolo, impugnando il suo arco ed il fatidico lauro. Ercole, porgendo con la sinistra un cestello di leccornie, forse per adescarlo, e brandendo con la destra la clava, l’ha preso alle spalle, ed è salito su uno sgabello. Ma è una finta. Mentre Apollo ha rivolto il viso verso il nemico, il fido Iolao s’avanza alla chetichella, e tende la destra in alto, verso l’arco e la rama: fra un momento avrà spiccato un salto, e il povero Apollo resterà privo dei suoi cari attributi. Ercole, del resto, era il beniamino del pubblico. Ricchissimo di quell’energia fisica tanto ammirata dal volgo, punitore indefesso di malvagi, e raddrizzatore di torti da non temere rivali e da pigliarsela con l’istessa morte, valido in amore come alla guerra, poco pronto di mente e assai di mano, egli realizzava e sintetizzava gl’ideali del