Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) III.djvu/128

Da Wikisource.

LE DONNE ALLA FESTA DI DEMETRA 125

sonaggi non potevano rimaner prive d’effetto su le scene. Ne dovè mancargli buon gusto. E forse per questo, egli, giunto epigone, allorché i tre grandi avevano già faldati i ’piu bei fiori nel prato delle Muse, preferì spiccare qua e là qualche corolla ancor vivida, anziché ammassare, come altri facevano, fasci di fieno. E di ciò gli seppero grado i commediografi ed i critici, che lo trattarono con tanta simpatia e tanto riguardo. Questo ritratto, pur così fugacemente abbozzato, permetterà che il lettore giudichi da sé la somiglianza della caricatura aristofanesca. Mi limito ad aggiungere qualche osservazione. Agatone, secondo dice il servo (p. 137, v. 3 sg.), poeteggia con molta pazienza, adattando e tornendo versi, coniando sentenze ed antonomasie, impastando le parole come fossero cera. Queste immagini accennano a un lavoro tirato avanti a briciole, a furia di pazienza, anziché sotto l’impulso di vera e piena ispirazione. Per dipingere la grande arte di Gratino e di Eschilo, Aristofane ricorre a ben altri termini di confronto: a gradini verberanti, a rupi che scoscendono, a torrenti che irrompono furiosi su la pianura, travolgendo abbattuti platani e querce. Alla mancanza di fuoco poetico si allude anche nella insinuazione che per compone il poeta dovrà uscire al sole, come per isgranchire l’estro (pag. 138, v. 4 sg.): egli soffre un po’, dunque, della medesima frigidità per cui riuscivano così spiacevoli le opere di Teognide (cfr. Le Donne alla festa di Dèmetra, p. 145, v. 14 - Acarnesi, 151). Del parlar bello di Agatone non v’è molta parodia: molta invece dovè essercene dello stile musicale. Infatti, quando il poeta esegue un suo preludio, gremito, senza dubbio, di passaggi cromatici, Mnesiloco si chiede se non stia per avventura suonando una marcia per le formiche. La medesima metafora vedemmo adoperata nel Chirone di Ferècrate (cfr. voi. I, pag. LXXXVII).