Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) III.djvu/242

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NOTE 239

NOTE 239 questo ippocrate e la (amiglia di lui fossero persone gonfie di boria: e Aristofane, con simbolo comico ardito, ma ben conveniente al suo stile, direbbe che l’ètere è la loro dimora. così Trigeo, nell^ sua corsa all’Olimpo (Pace, 849 sg.), aveva visto per l’aria parecchie anime -di poeti ditirambici, gonfi certo, come il loro collega Cinesia degli Uccelli nello stile e nelle maniere. Pag. 157, v. 6. - Nell’/ppoZifo euripideo (v. 612), il protagonista si scioglie dall’impegno preso dicendo: «Giurò la lingua, non giurò la mente». 11 verso è parodiato anche nelle Rane, 119-121 e 1575. Pag. 158, v. I. - Nome genericamente usato in Atene a designare le schiave, che venivano quasi tutte dalla Tracia. Pag. 159, 1. 9. - Pluto, sposo di Persefone; Calligèneia dea del corteggio di Dèmetra. Pag. 160, v. 19. - Spauracchi, così i Persiani come i tiranni, onde solevano i demagoghi spaventare il buon popolo per tirarlo poi ai loro intenti. Pag. 160, v. 21. - Vedi, in seguito, pag. 163, v. 20 sg., pag. 167, v. 15 sg. Pag. 161, v. 27. - Forse dalla musica avrà preso rilievo questo canto corale, che dal lato poetico è, come su per giù tutti quelli delle Donne alla lesta di Dèmetra, ben povera cosa. Pag. 161, v. 10. - Preliminare di prammatica per chiunque si accingesse a parlare in pubblico. Pag. 163, v. 16. - 11 marito dovrebbe dire: pel tuo amante; ma Aristofane, parodiando una espressione della Stenebea di Euripide, gli fa invece ricordare Bellerofonte, lo straniero di Corinto, pel cui amore Stenebea aveva perduta la testa. Pag. 164, v: 12. - I quali lasciavano un’impronta inimitabile. Pag. 165, v. 13. - Nel Bellerofonte di Euripide si trovano i seguenti versi: «Dice alcuno che in ciel vi siano Numi? — Non vi son, non vi sono! » E anche nel Sisifo era espressa la medesima idea. Pag. 165, v. 21. - Pare dunque che il mestiere non fosse del tutto rovinato. Pag. 166, v. 27. - Per farne un infuso per la moglie. Pag. 167, v. 8. - Dove aveva vegliato a difesa della città. Pag. 168, v. 17. - Il proverbio non diceva oratore, ma scorpione.