Vai al contenuto

Pagina:Commentario rapisardiano.djvu/227

Da Wikisource.

Lettere di illustri scrittori al Rapisardi 189

mentato, tu sei vissuto fino adesso; perchè, ora che il tuo spirito si riposa felice senza guardare alle nostre misere beghe, e il corpo è meno malato, perchè non vivresti almeno altrettanto? Tu dàtti cura, carissimo mio; il tuo pieno trionfo è vicino; e giorno verrà, ne son convinto, che sarà religione il venire a vederti.

Ti mando due numeri della Cronaca Bizantina giornale che si pubblica a Roma, e del quale è ispiratore il Carducci. Ci hanno voluto far entrare anche me, ed io tendo a neutralizzare l’influenza del divo. Non sanno neanche combattere, codesti imbelli! In un numero, dunque, vedrai l’Ebe che ti prego di leggere e di giudicare, parlandomene con la più grande schiettezza. L’altro ti servirà a intendere lo svolgimento d’una stupida vertenza con un imbecille di qui, dove io sono divenuto impopolare in modo da far paura.

Addio, mio carissimo Mario, fa di tenerti sano e di volere un po’ di bene al tuo

Cesareo



[Messina, 13 gennaio ’82]


Carissimo mio,


Tu fai molto bene a non leggere e, più, a non curare le corbellerie del Capuana e dello Stecchetti; i quali vorrebbero (sei troppo ingenuo a non intenderlo) distrarti dal Giobbe che schiaccerà, figurati se l’ immaginano, loro e i loro idoli buffoneschi. Mi occuperò io di quei bravi signori, e in modo degno di loro, sta certo. Del Capuana spero d’occuparmi nella Cronaca Bizantina, alla quale non parmi ch’ei sia troppo caro; dello Stecchetti, nel Piccolo. Farò anche in modo che il mio simpatico Morello se ne occupi nella Gazzetta di Napoli o in qualche altro giornale.

Del resto, tu dovresti intendere, mio caro, che tutti questi nemici e tutte queste scaramucce sono giusto una prova assai lampante della tua importanza. Lavora! questo è importante: vedrai quando sarà pubblicato il Giobbe. E Igea ti sarà benigna. La Natura non uccide chi si