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20 | Commentario Rapisardiano |
E tale la sua granitica figura torreggia magnificamente corrusca, come appare nella bellissima ottava dell’Atlantide, ove egli stesso si ritrae:
Quel disdegnoso in su la tolda ritto.
Fosco il crin, fiso il guardo, ampia la fronte,
È il vate etneo, che come spada ha dritto
L’animo, ardente il cor, le rime pronte:
Sta l’Ideal nella sua mente fitto
Qual vessillo di guerra in cima a un monte.
Odio e terror della congrega impura
Che da lui dispregiata in lui congiura.
IV.
Or che importa se questo eroico “soldato della libertà e della giustizia„[1], questo generoso dispensatore di luce ha dovuto aver per sorte — come egli stesso presentì — la dimenticanza sinanco da parte dei propri concittadini? [2] Scriveva amaramente:
Senza pianto una zolla e senza fiori
Terrà chi invan sfidò numi e tiranni.
Del resto, anche il Leopardi ebbe a cantare che “oblio preme colui che all’età propria increbbe„. Eppure la grandezza dell’animo del Rapisardi, meraviglioso navigator dell’Infinito, sa trovar conforto nella purezza e santità delle sue aspirazioni, e, argutamente ammonendo, fa voti che il suo ideale trionfante sopravviva:
- ↑ Così lo chiamò Emilio Zola. Vedi Onoranze a M. Rapisardi, Catania, Di Mattai, 1899.
- ↑ L’umile pietra sepolcrale nel camposanto di Catania non porta ancora inciso il nome di Mario Rapisardi.
un giudizio del sen. Croce, stampata recentemente sul Giornale di Italia, si legge il nome di Mario Rapisardi tra i poeti che furono ascritti alla Massoneria. — Or sia concesso a me, erede legittimo del Rapisardi, affermare pubblicamente che egli, sebbene cantore di Lucifero, non fu mai massone. Del resto, egli stesso ebbe più volte a dichiarare che non era aggregato a nessuna accademia, a nessuna setta, a nessun partito. Tanto, perchè si rilevi l’equivoco. Con perfetta osservanza, obbl.mo Alfio Tomaselli„.