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| 160 | libro secondo. |
le rappresentano per solo rapporto di segno a significato. E questi segni troviamo nel fondo dell’anima, connessi sempre e quasi direi combacianti e contigui alle cose significate e rappresentate, senza scorgerne bene il modo, nè la ragione; in quella maniera che l’uomo ignorante della meccanica e dell’acustica non sa perchè al premere i diversi tasti del cembalo, succedono con fedeltà e prontezza tali suoni o tali altri. Intanto, questa scrittura interiore e spirituale in cui la mente legge tradotta la cognizione dei fatti le apre la via di spaziare per le loro generalità, di ordinarli secondo diversi rispetti e studiarne le relazioni paragonando insieme i concetti correspettivi e così condurre la scienza per le ampiezze dell’infinito; perchè la idealità non à fine e dall’una attinenza rampolla l’altra senza mai termine.
20. — Ricusata cotesta vera e salda dottrina delle percezioni e delle idee, tutta la sperata scienza e certezza della logica, dell’ontologia e della cosmologia va in dileguo; primamente perchè si annulla qualunque realità obbiettiva dei primi principj di ragione; e secondamente perchè l’anima permane tutta chiusa in sè stessa e le affezioni e i pensieri non le aprono alcuno spiraglio sul mondo esteriore. Perciò il Condillac principiava i suoi trattati d’ideologia e psicologia con quel paradosso famoso che la mente umana sorgendo nell’altezza dei cicli ovvero scendendo nel cupo estremo degli abissi mai non usciva di sè medesima; e volle dire che nel fatto ella non poteva spiritualmente nè salire nè scendere in alcuna parte nè attingere alcuna realità salvo che le proprie interne modificazioni. Per ciò medesimo volle il Malebranche che le cose particolari o sentite od apprese fossero conosciute in Dio mediante la visione ideale. Per ciò medesimo, venne