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Pagina:Copernico - Poemetto Astronomico.djvu/37

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(XXXVI)


Che fedel, diligente, agile Ancella
755Segue la Terra in gonna argentea, e bianca,
E con un Cinto a bei color vergato.
La immaginazion de i Visionarj
Distingue in Essa il naso, il labbro, e gli occhj,
Le mammelle, il bilico, e la clitoride:
760Ma quelle macchie son valloni, e mari.
Oh ch’io stupisco, che costor, che tutto
Con lincea vista, e con cent’occhj d’Argo
Della Suora d’Apol veggono il corpo,
Non dican, che qual’or si tinge in rosso
765Ecclissando, ciò avvien perch’Ella purga
Con un mestruo profluvio il divo sangue.
Non disser questo, ma credetter bene,
Che quando l’ombra della Terra offusca
Il disco della Luna; allora i Maghi,
770E li Stregoni di Tessaglia, e Ponto
Con potenti parole, ed erbe sacre,
E con acque d’Averno, e fussumigj
Tentin trarla dal Cielo, e dal suo cocchio;
Onde per dissipar l’iniquo Incanto
775Percuotevano insieme i bronzi e i rami,
Quai Coribanti a salvar Giove in Creta.
Durissima sostanza, ed aer sottile


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