Pagina:Cordelia - Il mio delitto, Milano, Treves, 1925.djvu/184

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— Non c’è bisogno di farmi violenza, verrò io stessa alla questura a giustificarmi, lasciate almeno avvicinare una carrozza e mandate via tutti questi curiosi.

Così fui condotta alla questura; però non sentivo nè rimorso, nè pentimento, bensì una specie di sollievo d’essermi vendicata, mentre colla mente fantasticavo sulla scoperta che avevo fatta.

Dunque era la baronessa di Sanvitale! Se non l’avessi veduta coi miei occhi non l’avrei creduto: era dunque lei, quella donna che si diceva mia amica, che passava per una santa e che nessuno avrebbe preso in sospetto! Quando mi ricordavo i discorsi fatti con lei, i consigli saggi che mi dava, l’odio che mostrava per tutti i tradimenti, per tutte le colpe, mi sentivo scoppiar dalla rabbia, e provavo quel ribrezzo che si ha all’idea d’aver accarezzato un serpe velenoso.