Pagina:Cordelia - Il mio delitto, Milano, Treves, 1925.djvu/23

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si vive, si ha l’allegria dell’uccello che canta perché vede la luce, ma la vita la si apprezza assai poco e ci contentiamo facilmente, un dolce o un balocco ci rende felici, si studia per obbedienza, senza conoscere il valore del sapere, si piange per delle inezie, di dolori veri non si conoscono che quelli fisici, e specialmente in collegio s’è trattati come un gregge di pecore.

Il gregge va al passeggio, a tavola, allo studio; l’individuo non esiste, è abolito. Si dovrebbe essere senza desiderii, senza volontà, senza aspirazioni, ma questi sentimenti si sentono repressi fremere dentro di noi, pronti a scattare alla prima occasione.

Per me l’occasione fu quando nel 1866 venne dichiarata la guerra all’Austria e che mio padre, in quel tempo colonnello, mi venne a salutare prima di partire per il campo.