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e diceva ch’ero un piccolo orso che bisognava addomesticare.
I primi giorni fui mostrata a tutti come una bestia rara; Dio mio! quanta gente veniva in quella casa! Una vera lanterna magica, ed io dovevo presentarmi a tutte quelle signore che mi guardavano da capo a piedi, mi analizzavano; discutevano sul colore dei miei capelli e della mia carnagione, e poi non mancavano mai di dire alla zia:
— Avete proprio fatto una bella azione, è una fanciulla fortunata.
E la zia gongolava di questa nuova aureola di bontà di cui si andava adornando. Essa era sempre stata d’un carattere piuttosto originale, il babbo la chiamava la pazzerella di casa; da bimba era stata guastata dai genitori, più tardi dal marito che non le sapeva negar nulla.
Infatti essa avea un fare grazioso di chie-