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capitolo ottavo 109

ragione all’Ammiraglio: i filantropi degli uffici della marina furono costretti in appresso a chiedere che fossero praticati i partiti proposti da Colombo1.

Trasportando in Castiglia gl’Indiani dichiarati schiavi legali, l’Ammiraglio non considerava il prezzo della loro vendita come rappresentante la proprietà dell’uomo, ma la locazione del suo lavoro. Questa schiavitù, temperata dalla dolcezza cristiana, non era, in realtà, che un usufrutto del lavoro dell’Indiano colpevole di aver partecipato ad un complotto, o di avere avuto mano nell’uccisione di uno Spagnuolo.

Lungi dal ridurre in ischiavitù gli Indiani pacifici, Cristoforo Colombo si costituiva lor difensore: faceva rispettare la loro persona, la loro famiglia, la loro proprietà; perciò i dissoluti, gli avventurieri rapaci, e gli infingardi dell’Hispaniola si erano collegati contra di lui. Mentre l’eco degli uffici di Siviglia biasimava alla corte la pretesa crudeltà di Colombo verso gl’indigeni, i Castigliani d’Hispaniola, per lo contrario, scrivevano in Ispagna che non permetteva che gli Indiani fossero assoggettati ai cristiani. Lo stesso Humholdt ha notato questa fragrante contraddizione2. Colombo non consigliò che la schiavitù degli antropofaghi; e questo consiglio era salutare: ma non attentò mai alla libertà degl’Indiani pacifici.

L’ignoranza, e la preoccupazione gli hanno imputato di avere organizzata la schiavitù degl’lndiani, istituendo il sistema dei ripartim-ientos, o distribuzioni di lavori penosi senza paga, e il lavoro degli indigeni nelle miniere. .

Questo e un dopio errore di fatto e di data, al tempo stesso una calunnia, ed un anacronismo.

Primieramente Colombo non possedette mai neppure un solo Indiano in qualità di schiavo3: no, Colombo non ebbe un solo

  1. Apendice á la Coleccion diplomática, num. xvii.— Registr. del sello de carte en Simancas.
  2. Humboldt, Esame critico della storia della geografia del Nuovo Continente, t. III, sez. ii, p. 282.
  3. Colombo non ebbe un solo schiavo; ma il vescovo ordinatore della marina, primo autore delle calunnie sparse contro di lui, ne possedeva in piena proprietà duecento, dei quali un nobile francescano, il cardinal