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282 libro quarto

stato del mare, che riteneva le navi nel porto di San Lucar, e l’inondazione di Siviglia per lo straripamento del Guadalquivir1. La miseria, le dissensioni, la fame, e la violata giustizia chiarirono in breve che la Regina non era più di questo mondo. La Spagna si trovò in procinto di cadere nella confusione, e il suo territorio di dividersi.

Ma noi ci dobbiamo ristringere alla parte di questi avvenimenti che riguarda l’Ammiraglio.


§ III.


Dacch’era sbarcato, Colombo non poteva uscire dal letto, nè servirsi delle sue mani, sopratutto durante il giorno, a motivo di una debolezza che gl’impediva di tenere la penna, e non gli permetteva di scrivere altro che la notte2: era, obbligato di rubare alle ore del sonno quelle del suo carteggio e della discussione degli affari. Nondimeno la sua attività di spirito in mezzo a’ suoi dolori desta anche oggidì maraviglia.

Fin dal suo arrivo, aveva saputo che il Sommo Pontefice, Giulio II, il quale sapeva certamente i rapporti esistiti fra’ suoi predecessori e il rivelatore del Nuovo Mondo, si lamentava di non ricevere da lui alcuna notizia delle Indie: onde fece al Capo della Chiesa una relazione sulle sue scoperte. Ma, temendo che queste comunicazioni officiose colla Corte Pontificia non dessero motivo a nuove accuse, prima di spedire quel documento a Roma, stimò prudente darne copia al Re ed al nuovo arcivescovo di Siviglia, il domenicano Diego de Deza, suo

    dita.” — Petri Martyris Anglerii, Opus Epistolarum, liber decimus septimus. Epist. cclxxix.

  1. “Unos navios detiene en San Lucar el tiempo . . .” — “Las aguas han sido tantas acá que el rio entró en la ciudad.” — Viernes trece de diciembre de 1504. — Cartas de don Cristobal Colon á su hijo don Diego.
  2. Cristoforo Colombo. — “Mi mal no consiente que escriva salto de noche, porque el dia me priva la fuerza de las manos.” — Cartas del Almirante don Cristobal Colon á su hijo don Diego. En Sevilla, primero de diciembre de 1504.