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capitolo ottavo 285

dite secondo la forma ordinaria. Allora dimandò che si ritardasse almeno la partenza dei vescovi1 finch’egli avesse parlato al Re; correva il 18 gennaio. Sicuramente, anche questa dimanda sarebbe stata messa da parte, se la cosa fosse dipenduta solo dalla corte: sendochè il dì medesimo, il corriere recava a Siviglia, da trasmettersi al governatore di Hispaniola, nuove istruzioni di cui l’Ammiraglio ignorava il suggetto.

Ma in quella che l’Ammiraglio languiva disgraziato, infermo, e povero nella città calunniatrice, diventata per lui una nuova Cedar2, il Capo della Chiesa, che pigliava sul serio la vice-reggenza dell’Araldo della Croce, si maravigliava come in questa creazione di vescovadi, motivata da rapidi progressi della conversione degli indigeni, il Vice-re delle Indie non avesse pronunziata alcuna opinione, nè fosse fatta parola di lui. Questo silenzio di Colombo, e sopra Colombo, Porta-Croce del Cattolicismo, parve sospetto.

Alla Corte Pontificia non erano ignote nè l’invidia nè le persecuzioni ond’esso era oggetto. Questa creazione di un arcivescovado, e al tempo stesso di due vescovadi, per rispondere ai bisogni improvvisi dei tre centri delle popolazioni indiane sollevò gravi dubbi nella Cancelleria Romana. Incontrastabilmente i tre vescovi proposti offrivano tutte le guarentie desiderabili di pietà e di ortodossia: erano il padre Francescano Garcias di Padilla, il dottor Pietro de Deza, nipote del Domenicano arcivescovo di Siviglia, e il licenziato Alonzo Mansa, canonico di Salamanca3: onde queste elezioni furono gradite alla Santa Sede. Nondimeno, nella sua prudenza, essa non fece la spedizione della Bolla, sin a più ampie informazioni: così la Corte di Roma esaudì, come se

  1. “El enviar Obispo á la Española se debe dilatar fasta fablar yo á su Alteza.” — Cartas de don Cristobal Colon a su hijo don Diego.
  2. “Heu mihi quia incolatus meus prolungatus est! Habitavi cum habitantibus Cedar.” — Psalm. cxix.
  3. I tre soggetti proposti e accettati furono: il dottor Pietro di Deza, nipote dell’arcivescovo di Siviglia, per l’arcivescovado di Xaragua; il padre Garcia di Padilla, francescano, pei vescovado di Larez, e il licenziato Alonzo Mansa, canonico di Salamanca, per quello della Concezione. — Il Padre Charlevoix, Storia di San Domingo, lib. v, pag. 310, in 4°.