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312 libro quarto

schi, suo nobile compatriota, Alvaro Perez, Juau d’Espinosa, Andrea e Fernando de Vargas, Francesco Manoel e Fernando Martinez; come appare dall’atto di deposito1.

Per ben apprezzare il senso delle brevi e sottintese parole di Colombo intorno a Beatrice Enriquez, la rettificazione di questa data è indispensabile; perocchè l’intervallo che separa la data del testamento dall’atto di deposito rende inammissibile l’interpretazione ingiuriosa data ai dispiaceri ch’esprimette l’Ammiraglio.

Ora, stabilite le date nel loro ordine, rintegriamo i fatti nel proprio luogo, e restituiamo alle parole testamentarie il loro vero senso.

Nel suo ultimo codicillo del 1.° aprile 1502, ricopiato di sua mano2 il 25 agosto 1505, e deposto in forma legale solamente il 19 maggio 1506, il Vice-re delle Indie si occupava diffatti della sua compagna, sempre abbandonata, Beatrice Enriquez: ma ciò, lungi dal provare, come fu detto, un rimorso, ci manifesta una delicatezza di cuore.

Il lettore ricorderà in quali circostanze fu conchiuso il matrimonio di Colombo con questa nobile cordovana. Nonostante i suoi alti natali, Beatrice, nel fiore della bellezza, aveva sposato Colombo già incanutito, straniero, povero, sconosciuto, respinto a motivo dell’incredibile grandezza de’ suoi disegni, non recando in patrimonio del suo genio che un progetto rigettato da tre governi, non trovando, invece di protezione, altro che l’in-

  1. “Testigos que fueron presentes, llamados é rogados á todo lo que a dicho es de suso, el Bachiller Andres Mirueña é Gaspar do la Misericordia, vecinos desta dicha villa do Valladolid, é Bartolomé de Fresco, é Alvaro Perez, é Juan Despinosa, é Andrea é Hernando do Vargas, é Francisco Manuel, é Fernan Martinez, criados del dicho S. Almirante.” — Testamento y codicilo del almirante don Cristobal Colon en Valladolid á 19 de maya de 1506. — Coleccion diplomatica, docum. n° clviii.
  2. “El tenia escrito de su mano è letra un escrito que ante mi el dicho Escribano mostró é presentó que dijo que estaba escrito de su mano é letra, é firmado de su nombre, etc...” — Déclaration du notaire royal Pedro de Hinojedo au sujet du testament olographe que déposait, en ses mains, l’Amiral des Indes. — Coleccion diplomatica, docum., n. clviii.