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342 libro quarto

cesso e de’ suoi agi passeggeri al venerabile vecchio: e quando questo trapasso, Cristoforo non lo dimenticò mai, e neppure la pia donna che prima d’ogni altra gli aveva insegnato ad amar Dio ed a servirlo: impose il nome del padre alla capitale dell’isola Spagnuola: il tempo non intiepidì la sua pietà. filiale: l’età, i disinganni, i patimenti, le cure della paternità non ispensero nel suo cuore la memoria de’ genitori: nel suo settantesimo anno, dava ancora al padre ed alla madre un pegno di affettuosa sollecitudine, pensando al sollievo dell’anime loro, e fondando messe a lor suffragio.

Alla devozione filiale corrispondeva in cuore a Colombo la tenerezza fraterna; e i fratelli ne lo contraccambiavano associando l’affetto alla reverenza: ambedue gli mostrarono eguale attaccamento. Nel raccomandare al suo primogenito di amare il minor fratello, dicevagli «dieci fratelli non sarebbero troppi per te. Io non ho mai trovato migliore amico alla mia destra ed alla mia sinistra de’ fratelli1». Ma, altresì, unqua non v’ebbe fratello primogenito più previdente, più riconoscente di Cristoforo. La sua sollecitudine si manifesta perfino nelle sue relazioni ufficiali coi Monarchi: pensava alla sorte di Bartolomeo e di Diego istituendo il maggiorasco: aveva presenti al pensiero i loro servigi nello scrivere il suo testamento: in tutte le circostanze appare come si occupa di que’ due amici datigli dalla natura ch’ei (per servirmi della sua pittoresca frase) trovò sempre in pronto ne’ suoi bisogni a destra e a sinistra: nominò qual suo primo esecutore testamentario, don Bartolomeo, e seppe ispirare a’ suoi figli, pe’ suoi fratelli, il rispetto e l’attaccamento di cui questi erano degni.

L’immolazione che del suo cuore aveva fatta Cristoforo Colombo alla causa del Vangelo, c’impedisce giudicarlo come sposo: non parleremo della sua vita coniugale, che fu una incessante privazione della felicità intima. Tutto quanto sappiamo del suo matrimonio, si è che n’ebbe unicamente che i pesi, e le

  1. Cartas del Almirante don Cristobal Colon á su hijo don Diego. — Lettera del 1° dicembre 1504.