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capitolo decimo 349

cerca del vero, la fonte stessa della luce: e il suo pensiero, assottigliato dalla contemplazione delle cose divine, alleggerito, e più facilmente sorretto nelle sublimi regioni, vedeva, così, più lungi, più ratto e più giustamente che non avrebbe potuto fare co’ sussidii della scienza appoggiata a’ propri dati.

Fermando uno sguardo tanto continuo sulla creazione, Cristoforo Colombo non cedeva unicamente alla tentazione di sorprendere qualche mistero della natura, ma abbandonavasi, senza un secondo fine, con ineffabile trasporto ai godimenti procuratigli da quel maraviglioso spettacolo.

Non fu uomo mai che amasse la natura d’un amore più veemente, più puro, più ingenuo come Colombo. ll sereno dell’azzurro celeste non eguaglia la pura limpidezza di cosiffatte dilettazioni dello spirito; sì nobil gioia non saprebb’essere sentita che da un’anima profondamente religiosa. Niente sfuggiva alla sua calda contemplazione della terra: il colorito dell’atmosfera, le tinte del mare, l’effetto delle rifrazioni luminose, le squame de’ pesci, il fogliame degli alberi, la forma di piante sconosciute, le magnifiche piume d’ignoti uccelli, il frastaglio delle vegetazioni fluviali, le emanazioni dei boschetti, i melodiosi accenti del tropiale, l’usignolo de’ tropici, le fragranze del mare, la frescura delle ombre, gli aromi delle alte foreste, il grido melanconico del grillo, il gracidar assopitore delle rane, la ondulazione de’ venticelli, le gravi salmodie dell’Atlantico allo spirare de’ venti regolari, il fragore dell’Oceano flagellante le spiagge, tutto rivive nelle sue rapide impressioni; tutto si accoglieva e associava in Colombo come gli armoniosi accordi di una divina melodia.

Ciò che distingue Colombo dai poeti e dai naturalisti, è ch’egli mostra di possedere egualmente la facoltà di osservare affatto propria del naturalista, l’ispirazione del poeta, e la sagacia del filosofo. Le sue estasi interiori non allentano o spengono le sue investigazioni cosmografiche. Mentre sapora i profumi e le armonie del Nuovo Mondo, il suo intelletto lavora a sciogliere i problemi capitali dello sconosciuto, di cui fa la conquista.

Colombo amava sopratutto la natura a cagione del suo Maestro, e vedeva continuamente l’Architetto nell’opera. Quanto più