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Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume II (1857).djvu/498

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le Biografie universali ripetono questi errori con rispetto, e vi si riposano con piena fiducia.

Il poeta Lamartine, andando ancor più lungi sulla strada di queste aberrazioni storiche, ha melodiosamente sfigurato la storia di Cristoforo Colombo, ed ha convertita questa sublime esistenza in un personaggio teatrale, grandioso, è vero, ma quasi pagano.

Or, come la scoperta del Nuovo-Mondo non fu già il frutto del caso o di calcoli matematici, ma l’opera bensì del genio cattolico, e per ausiliario non ebbe che il Clero; così molto importa alla gloria del Sacerdozio mostrare la parte importante ed ammirabile che la Chiesa rivendicasi in questo fatto, il più grande nella storia dopo quello dello stabilimento del Cristianesimo, il più influente sull’avvenire de’ due Emisferi, e i cui effetti, lungi dall’indebolirsi col tempo, diventano sempre più grandi di generazione in generazione, ed acquistano maggiore importanza collo scorrer de’ secoli.

Cristoforo Colombo rigettato dalla sua stessa patria, da Venezia e dal Portogallo, solo dal Clero e pel Clero ottenne i mezzi d’intraprendere la sua scoperta: sicchè, a rigore, la gloria del Colombo è un trionfo del Cattolicismo. Narrare dunque, nella sua verità, questa vita prodigiosa, è lo stesso che fare risplendere l’ispirazione possente del Cattolicismo, essendo di fatto, che i diversi ordini del Clero, e i diversi gradi della gerarchia della Chiesa concorsero alla scoperta del Nuovo-Mondo. I primi ad incoraggiare Colombo, a procurargli le raccomandazioni e gli appoggi che gli permisero di arrivare sotto il nuovo cielo di cui aveva il presentimento, furono i Religiosi di S. Francesco e di S. Domenico, furono semplici ecclesiastici, a cui si aggiunsero, in pari tempo, canonici, vescovi, un arcivescovo, un cardinale, il Nunzio del Papa e lo stesso Sommo Pontefice. E dopo che il grand’uomo ebbe compiuta l’opera sua, nell’ora delle sue disgrazie, mentre che re, corte e popolo, egualmente ingrati, lo dimenticavano nel suo infortunio, il Clero solo sosteneva il suo coraggio, difendeva i suoi dritti e ricordava i servizi da esso resi, la cui grandezza non poteva per altro esser intieramente compresa al suo tempo.

Tre papi, Innocenzo VIII, Alessandro VI, e Giulio II, incoraggiarono personalmente Colombo, e benedissero le immortali sue fatiche. Dopo la sua morte, il Sacro Collegio parve prendere sotto la sua protezione diretta il rispetto dovuto alla sua memoria. Quattordici Cardinali successivamente furono, come per istinto, i mecenati di poemi che l’Italia pubblicò in onore di questo gran Servitore di Dio e degli uomini, oggi ancora s^ mal conosciuto!

Nulla, pertanto, è più a desiderarsi, pel trionfo della verità, per l’onore del Cattolicismo, per lo splendore del Sacerdozio, quanto che siano ristabiliti nella loro verità i fatti occorsi nella scoperta del Nuovo-Mondo, e che sia provato che questa scoperta fu opera tutta cristiana, ed ispirazione del genio cattolico.

Come navigatore, come naturalista e contemplatore della creazione, questo inviato di Dio non è conosciuto dalla moltitudine. Gli stessi uomini di qualche coltura non hanno generalmente che nozioni confuse ed erronee sopra questo grand’Uomo ch’ebbe la santità per madre del suo genio. Diffatti, come sarà dimostrato, Cristoforo Colombo è stato un vero santo, poichè fuori degli Eroi del Vangelo che la Chiesa onora del culto e del nome di Santi o di Beati, non è forse stato cristiano più acceso. dell’amore di Gesù Cristo, più penetrato dello spirito del Cristianesimo, e alla Sede Apostolica più sinceramente devoto. Se, dunque, è qualche volta permesso di dare per similitudine, per enfasi di linguaggio, il titolo di «Santo» ad un cristiano che la Chiesa non ha canonizzato, questo titolo tocca sicuramente al Messaggiero de’ cieli. all’Angiolo, all’Apostolo che ha portato la Croce in un Nuovo Mondo.