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La profonda pietà del Colombo, la santità dello scopo che si era prefisso, il carattere, direbbesi quasi, di predestinazione e sovrannaturalissimo che involge i principali avvenimenti della sua vita, sono un argomento intieramente nuovo, e di un incomparabile incanto.

Frattanto questo Araldo fedele della Croce non ha punto dotato del suo nome il Continente che ha scoperto.

Senza volerlo, la Francia contribuì più di ogni altra nazione a spogliare Colombo della sua gloria, dando al Nuovo Mondo il nome di Americo Vespucci, che non fu se non l’imitatore e il plagiario dell’Eletto della Provvidenza. Il primo libro che servì a propagar quest’errore e questa ingiustizia in Germania e in tutti i paesi divenuti protestanti, fu stampato a Saint-Diè, nel paese de’ Vosgi, l’anno 1507, dal geografo Waidseemüller (Martinus Ilylacomylus) sotto titolo di Cosmographiæ Introductio, insuper quatuor Americi Vespucii navigationes.

Apparteneva dunque alla Francia di riparare, in qualche modo, questo torto che si è fatto alla memoria di un sì grand’uomo.

Parimente, l’onore di riabilitare finalmente la fama di Cristoforo Colombo, traendola fuori del velo d’impostura sotto il quale il protestantismo credeva averla eternamente sepolta, spettava naturalmente al grande scrittore, al dotto e zelante apologista, che, primo in Francia, dopo la rivoluzione del 1830, innalzò la bandiera in difesa del Cattolicismo, publicando il libro famoso, cristo avanti al secolo, il cui successo europeo è attestato dalle traduzioni che ne sono state fatte nelle principali lingue della Cristianità e dalle diciassette edizioni che ha avuto nella sola città di Parigi; intendiam dire dell’illustre Roselly de Lorgues, i cui servigi alla causa del Cattolicismo si sono andati moltiplicando per mezzo delle opere che ha in séguito publicato, e che hanno ottenuto lo stesso buon successo.

Già, nel sno libro la croce ne’ due mondi, lo stesso dotto Autore avea consacrato alla missione di Colombo un capitolo che ha destata l’ammirazione di quanti lo han letto, e particolarmente dell’immortale Monsignor Affre, l’arcivescovo di Parigi, martire delle ultime civili discordie. Da quel tempo ad oggi molti Cardinali e Vescovi ed il fiore del Clero di Francia non han cessato di stimolare Roselly de Lorgues a trattare diffusamente questo argomento, e a formarne un’opera speciale.

Prima però d’intraprendere questo lavoro, tutto a gloria della Chiesa, l’Autore ha voluto sottometterne il piano al Sommo Pontefice PIO IX, che nella sua alta sapienza, nel suo amore della verità, e nella sua sollecitudine per la vera gloria dell’Italia, ha benedetto il bello e nobile pensiero del Roselly de Lorgues, e si è degnato di scrivergli per incoraggiarlo a continuare un’opera sì grande e sì desiderata.

Ora una tale luminosa storia, al supremo grado istruttiva ed edificante, e ricca dei più autentici e più importanti documenti, è terminata; e l’amicizia che ci lega al suo illustre autore ci ha messo nella felice congiuntura di conoscerla pria che sia pubblicata, e di apprezzarne il merito e l’importanza. Non sapremmo pertanto rac-omandarla abbastanza ai zelatori sinceri della vera scienza storica, dell’onore d’Italia, e della gloria della Chiesa, e particolarmente al Clero che certamente non avrà bisogno che di averne contezza per farsi un vanto ed un dovere di patrocinarla e propagarla, come quella che fa il più grande onore ai sentimenti ed all’azione del Clero.

In una specie di annunzio di questo bel lavoro ai letterati di Lombardia, che noi abbiamo sott’occhio, un gran letterato italiano, il dotto autore di tante insigni opere