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capitolo terzo 111

rito comparativo, ella fissò irrevocabilmente la sua scelta sopra suo cugino, figlio del re di Aragona, don Fernando, re di Sicilia. Fu indarno che la diplomazia, ed anche la forza tentassero costringere il suo consenso: mentre un corpo di armati si avanzava verso Madrigal per assicurarsi della sua persona, l’arcivescovo di Toledo e l’ammiraglio di Castiglia giungendo alla testa di trecento cavalieri, la condussero a Valladolid come in trionfo.

Il Re di Sicilia, quantunque scielto, non poteva senza temerità penetrare in Castiglia, perchè era dato ovunque l’ordine di arrestarlo: dovette condursi di soppiatto, senza lusso e senza Corte, come in territorio nemico. Travestito da mercante, e viaggiando solamente di notte, giunse alla città di Osma, dove aveva qualche pratica amica, e di là a Valladolid, ove fu celebrato il 29 ottobre 1469 il matrimonio di Ferdinando re di Sicilia, principe ereditario di Aragona, coll’infante Isabella.

Non accade forse mai che figli dì re si trovassero così sprovveduti di danaro come questi due sposi. Isabella non recava che una dote immaginaria, la speranza di una dote; e Ferdinando aveva dovuto incontrare un debito per sopperire alle spese del viaggio e delle nozze: lor unica borsa era quella dell’Arcivescovo di Toledo; ma il prelato non l’apriva che poco, e sempre con mano avara. I giovani sposi cadevano così nella sua soggezione, e più di una volta provarono quanto sia grave l’obbligo contratto con un inferiore. Oltre la presente penuria, essi non erano senza inquietudine dell’avvenire. Il numero di lor partigiani non che si andasse aumentando, lo si vedeva scemare di continuo. Valladolid, era tornata in potere di Enrico.

Ritiratisi nella piccola città di Duenas, essi ricominciavano a temere del re, allorchè Enrico venne a Segovia. L’amica di infanzia d’Isabella, Beatrice di Bobadilla, stata sua compagna nella cattività di Arevallo, che si era maritata con Cabrera, comandante della Fortezza, giovandosi dell’assenza del favorito marchese di Villena, osò parlare al re di sua sorella, ed avviare la loro riconciliazione. Avvertita di ciò Isabella, giunse improvvisamente, accompagnata dal primate di Toledo, andò incontro a suo fratello, e lo pregò di perdonarle il suo matrimonio. Il re, ch’era di buona pasta, e non poteva non amare quell’ottima principessa, le aperse affettuosamente le braccia.