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capitolo terzo 113

era piena di deferenza per lui, sapeva apprezzarne la prontezza della intelligenza, e l’assiduità al lavoro; ma non si lasciava abbagliare dalla sua tendenza alle astuzie diplomatiche; e sebbene rendesse giustizia alla sua abilità, non lo credeva però abbastanza savio da poter reggere da sè le Spagne di cui il genio femminino d’Isabella aveva audacemente concepita l’unità.

I consiglieri castigliani supplicavano la regina di conservare intatti i suoi diritti. I consiglieri aragonesi stimolavano il re a non ceder nulla delle sue pretensioni. Finalmente il cardinale di Mendoza e l’arcivescovo di Toledo, pigliati quali arbitri della controversia, riconobbero che spettava alla regina di governar la Castiglia. La sentenza arbitrale fu annunciata alla presenza dei Grandi del regno. Questa decisione offese così fortemente l’orgoglio aragonese di don Ferdinando che parlò di abbandonare la regina, e di ritornare negli stati paterni.

Ma con quella superiorità di ragione che la guidava in ogni cosa, Isabella approssimandosi al monarca irritato, e pigliandolo per mano, gli disse, colla sua voce persuasiva, alcune parole così piene di affetto e di saviezza, che la storia le ha raccolte. Il candido cronista Vallès le riferisce sotto questo semplice titolo: «Amoroyo ragionamento»: ma se Vallès ha riconosciuto nelle parole della regina il ragionamento dell’amore, noi vi troviam altresì l’amore della ragione. Il linguaggio d’Isabella, in quel momento decisivo per la sorte della Spagna, non fu che un’ingegnosa equazione fra la ragione e l’amore, fra ’l cuore e lo spirito; maraviglioso equilibrio del dovere e della tenerezza. In brevi parole la regina dimostrò che sarebbe di reciproco vantaggio governare ciascuno i propri Stati, prestandosi vicendevole assistenza, e riunendo due nomi, due corone, due scettri in una sola volontà. Il re, soggiunge mastro Vallès, «maravigliando della prudenza della regina, la lodò assai di quanto ella aveva detto; e terminò dichiarando ch’ella meritava di regnare non solamente sulla Spagna, ma sul mondo.»

Rendendo quest’omaggio alla regina Ferdinando credeva forse di aver lasciato cadere dalle sue labbra solo un fiore di cortesia; aveva invece portato sulla sua nobile compagna tal

Roselly, Crist. Colombo. 8