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capitolo quinto 145


A malgrado della povertà delle sue vesti e del suo accento straniero, Colombo si presento senza esitare e senza scomporsi innanzi ai Sovrani. La dignità del suo volto, la grazia austera del suo contegno, la nobile familiarità del suo dire fermarono la loro attenzione. Lo si sarebbe detto un re travestito che conversava con suoi eguali. Dimentico della sua povertà, tutto compenetrato della santità del suo scopo, e sollevandosi all’altezza del suo mandato, egli si presentava come l’inviato dalla Provvidenza, «mandato in ambasceria» secondo la sua espressione, verso i più potenti principi cristiani, e sopratutto i più zelanti per la fede, a proporre ad essi tale impresa che immortalerebbe il loro regno, «facendo servigio a Nostro Signore, diffondendo il suo santo nome e la fede fra popoli,» che ignoravano ancora il Messia. Glorificare il Redentore, portare il Vangelo e l’incivilimento alle contrade più remote, e rendere proficua a questo modo la potenza temporale, questo era prepararsi una corona imperitura nell’eternità.

Rivolgendosi alla regina di Castiglia, Colombo si fondò unicamente e schiettamente su questo motivo religioso. I vantaggi politici e commerciali che aveva messi innanzi co’ governi di Genova, di Venezia e di Portogallo non furono qui presentati se non quali accessorii. ll primo oggetto della scoperta, sciolto e libero da ogni interesse umano, era dunque la glorificazione del Redentore, l’estensione della Chiesa di Gesù Cristo. Ecco ciò che gli storici hanno sino ad ora passato sotto silenzio o lasciato in ombra.

Colombo, uomo di desiderio alla maniera di Daniele, tutto animato dello spirito divino, consapevole dalla religiosità amorevole della Regina, e avendo qual pegno della sua simpatia la benevolenza della sua attenzione, lasciò parlare il suo cuore. Da quel primo istante ella prese un indefinibile interesse a questo straniero, il cui sguardo penetrante, la cui fronte illuminata dal genio, ed il cui linguaggio pieno di una naturale elevazione, non ostante le sue molte scorrezioni, rivelavano la superiorità, e ispiravano, insieme colla fiducia, una stima mescolata a rispetto.

ll re risentti certamente anch’egli di questa influenza; ma il

Roselly, Crist. Colombo. 10