Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume I (1857).djvu/208

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200 libro primo

Creatore all’abisso in cui la luce del giorno, troppe volte rotta dai diversi strati dell’onde, finisce a spegnersi nello spessore delle loro masse? quale specie di abitatori dovevano popolare quelle profondità? e quali terribili eventualità non potrebbero emergere da quegli abissi addormentati? quesiti formidabili, innanzi a cui avrebbe impallidito ogni mortale!

La storia e la poesia hanno ad un modo vantata la intrepidezza di Colombo, e l’audacia del suo petto ricinto di triplice bronzo. Fu creduto alla sua passione della celebrità, al suo dispregio della morte, e pensato di fargli onore dinominandolo «l’eroe della gloria.»

Ma questo è il colmo dell’errore biografico.

Ei che si avanzava tranquillo e sereno al di sopra degli abissi, non ebbe, e non credette mai di avere alcun merito d’intrepidezza: in nessuna circostanza fece allusione al suo coraggio; sapeva benissimo a chi attribuire ciò che manifestò di forza e di magnanimità nel procedimento della sua impresa. Aspirando prima di tutto a glorificare il Verbo divino, a proclamare il nome benedetto del Salvatore sulle spiaggie che scoprirebbe, sentendo che l’opera sua interessava la diffusione della cristianità, e le relazioni future de’ popoli, comprendendo che era stato eletto dalla misericordia divina Legato della Provvidenza, e deputato dell’Apostolato verso le nazioni sconosciute, Colombo attingeva dall’alto i segreti della sua forza. Il protestantismo non può negarlo: «Colombo si risguardava nella sua solenne impresa siccome direttamente collocato sotto lo scudo della protezione divina» W. Irving. lndarno l’immensità apriva dinanzi alla sua prora lo spazio illimitato; lungi dall’agghiacciarlo di spavento, questo infinito, in cui s’ingolfava, non era al suo spirito che un argomento di grandiose investigazioni.

Avendo istintivamente coscienza della sublimità della sua missione, sapendo che «questo viaggio intrapreso in nome della Santissima Trinità» tornerebbe a gloria di Lei e ad onore della Religione Cristiana, egli non temeva pericolo alcuno, e aveva in non cale ogni fatica, come egli stesso ebbe a scrivere poscia al Capo Supremo della Chiesa. Tuttavia, non ostante la sua fidanza, anzi che riposare sui favori divini e addormentarsi in una