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capitolo ottavo 233

tro, perchè montagne cariche di alberi acconci a costruzioni navali lo proteggevano da tutti i venti. Colombo dichiarò con effusione di gratitudine che fino a quel giorno «era piaciuto a Nostro Signore di andargli sempre mostrando una cosa migliore dell’altra, e ch’era proceduto di bene in meglio in tutte le sue scoperte.»

Il dì 6 scopri nuovi paesi e nuovi porti, di cui andavano maravigliati gli stessi suoi ufficiali.

Il 27, non ostante il perfetto sereno del cielo, e la vicinanza di cinque o sei porti ammirabili, ebbe il coraggio di non prendere terra, per non menare in lungo l’adempimento del suo scopo principale: perchè confessava, dice Las Casas, che «si fermava sempre più di quanto voleva, trascinato dal desiderio di contemplare, e dal piacere di ammirare la bellezza di que’ paesi.» Per porsi in guardia contra sè medesimo, rimase a costeggiare tutta la notte.

La dimane le navi entrarono in una baia attorniata da terre perfettamente coltivate, che formano una vasta pianura, rotta da verdeggianti monticelli, e invisibilmente seminata di capanne, indicate dalle colonne di fumo che si elevavano da mezzo gli alberi. Colli ed alti monti ne limitavano il fondo. L’ammiraglio col suo batello investigò il porto in cui si scaricava, dal lato del sud, un fiume abbastanza largo e profondo da potervi entrare una gran nave. Questa imboccatura, nascosta dall’ineguaglianza del terreno, formava una sorpresa, perocchè non la si vedeva che sul punto di entrarvi.


§ IV.


In questa parte di Cuba così vicina alle montagne, e sotto i pieni influssi del mezzogiorno, pare che la creazione abbia riunito i suoi maggiori prodigi: vi si mirano stupendi effetti nel tutto insieme, e perfezioni nelle parti, cui la parola non vale ad esprimere. Ogni disuguaglianza del terreno muta le decorazioni di una natura, ch’è fastosa sin al punto di spaventare l’imaginazione. Si direbbe che una forza sotterranea espelle alla superficie della terra una stupenda fecondità. La linfa circola