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capitolo duodecimo 311

Francesco Pinelo, mille doppie d’oro per le sue spese di equipaggiamento. Il 26 fu dato ordine di fornirgli, ovunque arrivasse, albergo gratuito, del paro che a cinque servi del suo seguito, e di lasciar passare, franchi da ogni gravezza e spesa di dogane, i bagagli della sua casa.

Due giorni dopo, l’ammiraglio Colombo fu nominato capitano generale della flotta delle Indie. Egli era autorizzato a designare direttamente tutti gli impiegati di questo nuovo governo. Gli fu dato il sigillo reale con facoltà di usarne secondo che giudicasse utile. Indi i Sovrani con atto solenne confermarono tutti i titoli e privilegi che gli erano stati assicurati dal trattato di Santa Fè.

Ricolmo di onorificenze, e di testimonianze di ammirazione e di gratitudine, Colombo prese alla perfine congedo dai Re. All’uscir da quella udienza, si vide di bel nuovo ricondotto al palazzo di sua dimora da tutta la corte, la quale venne da capo, al momento della sua partenza per Siviglia, a complimentarlo in gran cerimonia.

§ II.


In mezzo a questo unanime trionfo, una voce però si levava dalla moltitudine per esecrarlo e maledirlo: era quella di un marinaio di Siviglia, chiamato Giovanni Rodriguez Bermeio, che, primo a bordo della Pinta, aveva gridato terra nella notte del venerdì 12 ottobre 1492, e riclamava la rendita dei diecimila maravedis: concepì tale dispetto in vederla data ad altri, che dicesi andasse in Africa, e vi si facesse maomettano, pensandosi trovar maggiore giustizia là che fra’ cristiani.

Uno storico protestante ha giudicato che la fu cosa da meno di Colombo l’aver contrastato una tale ricompensa ad un povero marinaio. Per buona ventura il disinteresse di Colombo lo difende da ogni sospetto di avidità. Egli per primo aveva veduto la terra, poichè avverti il lume, e annunziò cio che l’oscurità non permise al marinaro di vedere che alle due ore del mattino. Il fatto giustificò pienamente la sua pretesa al premio reale. D’altronde, diventando questo titolo di ren-