Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume I (1857).djvu/336

Da Wikisource.
328 libro secondo

di undici cristiani, già ricoperta d’erbe. Dissero tutti che Caonabo e Mayreni gli avevano uccisi. E mescolavano questo racconto a lagnanze intorno alla gran copia di spose che bisognava ai cristiani.

A poco a poco sopravvennero altri Indiani. Giunse un fratello di Guacanagari, scortato da guardie, a presentare i suoi omaggi all’ammiraglio, che salutò in castigliano: ei gli disse che i cristiani erano tutti morti. Il suo racconto sulle cause di quel disastro era in tutto conforme a ciò che i primi Indiani avevano esposto. Erano surte diverse contese fra gli Spagnoli intorno all’oro e alle donne. L’autorità del comandante Diego de Arana era stata disconosciuta. I suoi due luogotenenti Pedro Guttierez ed Escobedo avendo ucciso un tale chiamato Diego, se n’erano andati con nove ribellati, loro complici, e colle donne che costringevano a seguirli, negli stati del re delle montagne, soprannominato «il signore della casa d’oro.» Caonabo, principe di razza Caraiba, guerriero feroce che li fece immediatamente porre tutti a morte. Altri, disertando con armi e bagaglio, dopo rubate le mercanzie destinate agli scambi, si erano ritratti in quartieri lontani per far oro a loro agio. Altri battevano la campagna in gruppi di tre o quattro, entravan nelle case degli Indiani, mangiavano le vettovaglie, violavano le loro mogli e le loro figlie e maltrattavano gli uomini. La protezione che il re Guacanagari dava a costoro faceva pazientemente tollerare agli indigeni cotali oltraggi. Ma sì fatta tirannia oltrepassando ogni misura, essi cercarono modo di liberarsi da cotesti stranieri, che si erano figurati venuti dal cielo, ma che parevano invece sbucati dall’inferno. Il bravo Diego de Arana, solo ufficiale fedele alla bandiera, dimorava nel fortino con dieci uomini che vi si ritraevano ogni notte: sciaguratamente, fidando nei loro cannoni e nella timidezza de’ naturali, non mettevano sentinelle e si abbandonavano tutti insieme al sonno colla più gran sicurtà.

Caonabo di accordo con un cacico vicino, raccolto un grosso esercito traversò con precauzione le foreste e giunse di notte al fortino: l’investì senza ostacolo, perocchè tutti dormivano. Al segnale di Caonabo, i suoi guerrieri montano sulle mura mettendo i loro spaventevoli urli di guerra, lo scalano, e si impa-