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capitolo sesto 389

una forte schiera sotto gli ordini di Ojeda; il che mandò a vuoto il disegno del caraiba.

L’ammiraglio sapeva, che, ad eccezione di Guacanagari tutta l’isola doveva levarsi in armi; e perciò risolvette di non rimanere più lungamente immobile.

ll 24 marzo, quantunque ancor cagionevole della salute, si mise in campo con dugento fanti e venti cavalli, seguiti da alcuni cani corsi. L’inoffensivo Guacanagari, alla testa de’ suoi guerrieri, lo accompagnava secondo la sua promessa. L’ammiraglio formò in due corpi questa poca gente, affine di dividere la moltitudine di nemici, che ammontava, corse voce, ad oltre centomila uomini. Dal canto suo Manicatex aveva abilmente divise le sue genti in cinque corpi di esercito, che dovevano occupare le cinque entrate nella pianura, appoggiarsi e riunirsi quando il piccol numero di Spagnuoli, movendo contra di loro, sarebbe entrato nello spazio lasciato libero; allora sviluppandosi, essi avrebbero attorniato e oppresso colla loro moltitudine quella piccola schiera nemica.

La mossa dell’ammiraglio fece riuscir vana l’abile tattica del guerriero Manicatex: don Bartolomeo Colombo affrontò risolutamente gl’indigeni con cento uomini, mentre altri caricavano impetuosamente l’ala sinistra, e l’intrepido Ojeda irrompeva furiosamente co’ suoi venti cavalli sul principale corpo di esercito. La foga de’ cavalli ruppe tutte le linee; il fuoco degli archibugi, le terribili ferite delle spade spagnuole rendettero generale la rotta: i cani corsi la compierono col loro abbaiare, e coi loro morsi. Gl’Indiani, pieni di terrore, si gettavano in ginocchio chiedendo mercede: uno de’ fratelli di Caonabo fu preso, e andò a dividere la sorte del Signore della casa d’oro. Gli Spagnuoli condussero all’Isabella molti prigionieri.

Questa giornata assicurò per qualche tempo la tranquillità generale, ispirando tal idea della possanza degli stranieri, che, poco dopo, quando uno Spagnuolo isolato ed inerme passava in paesi fuor di mano, gl’Indiani si prostravano davanti a lui, ed erano solleciti a porsi sotto i suoi ordini.