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392 libro secondo

consumavano le loro ore sotto ombre deliziose, occupati a ciarlare e giocare: avevano poeti e novellieri che narravano loro le avventure de’ Caraibi e le storie degli stregoni, trovatori che traducevano nei diversi idiomi dell’isola le poesie della celebre Anacoana, il cui nome significava «Fior d’oro.»

La regina Anacoana, bella, e ingegnosa creatrice di balli e poemi conosciuti sotto il titolo d’Areytos, sedotta dal coraggio dell’avventuriere Caonabo, che, per confessione di Colombo possedeva molto spirito, gli aveva conceduta la sua mano in premio della prodezza. Il suo nome simbolico non giungeva agli Spagnuoli che attraverso la misteriosa lontananza delle foreste di Xaragua, in cui la regina si era ritratta presso al re Behechio, suo fratello, dopochè il valoroso sposo erale stato rapito. Le danze occupavano gran parte della vita degli isolani; diverse secondo i distretti, presentavano un carattere nazionale e nomi espressivi: Anacoana aveva cresciuta grandemente la loro importanza per la parte letteraria e scenica che aveva lor attribuita.

Se il lavoro era penoso a costituzioni molli, che partecipavano della fragil esistenza dei fiori e degli uccelli, la regolarità delle fatiche non era meno odiosa a que’ popoli nemici d’ogni violenza. ne’ quali l’ignavia non costituiva ne un vizio nè un difetto, sibbene il modo medesimo d’esistere. Gli indigeni chiedevano candidamente agli Spagnuoli quando pensavano di ritornare al Jurey: tuttavia vedendoli rizzare lor edifizii di pietra, notando che rimandavano lor navi senza rimbarcarsi, compresero che avevano intenzione di stabilirsi nel loro paese, si riconobbero minacciati di schiavitù, e caddero in profonda malinconia.

Non dissimulandosi la loro impotenza a scacciarli colle armi, imaginarono per finirla di farli morir di fame. Siccome gli Spagnuoli erano gran mangiatori, e da lungo tempo non avevano ricevuto viveri, gl’indigeni credettero distruggerli abbandonandoli a se medesimi: cessarono, pertanto, di coltivare la terra; ne strapparono perfino gli alberi da frutti, e si ritrassero nelle montagne, sperando di trovar quivi un nutrimento sufficiente, avuto riguardo alla loro abituale sobrietà.