Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/108

Da Wikisource.

XVII

Discorso di Platone

[Tendenza dei greci a ellenizzare la storia degli altri popoli — Dispute sulla patria di Pitagora — Leggenda sulla sua nascita, criticata — Miracolosi accidenti della vita di Pitagora — In parte finti, in parte derivati dai principi della filosofia pitagorica — Come il volgo si formi da sé i miti — Come sorti i m’iti degli dèi maggiori, dei semidei, di Lino e di Orfeo — Pitagora è insieme il Lino e l’Orfeo degli italiani — Probabile inesistenza di un Pitagora individuo effettivamente esistito — I nomi di Pitagora e dei suoi due fratelli convenienti, se riuniti insieme, a una setta di filosofi — Perché Ferecide detto maestro di Pitagora — Sulla voluta derivazione delle dottrine pitagoriche dall’Egitto — Pitagora è mito della sapienza italica — Impossibile che una stessa persona abbia potuto scoprire le proprietá dell’ipotenusa, le proporzioni della musica e le leggi dell’armonia celeste — Per poter far di Pitagora un particolare uomo in natura, occorrerebbe assegnargli quattrocento anni di vita e farlo morire due volte — I Pitagori tanti quanti i capi di collegi in Italia — Dialettica pitagorica non derivata dai greci — La lingua degli antichissimi italiani non ha origine greca — «Intendere» — «Pensare» — «Nume» — «Fato» — Perché gli italiani chiamino l’uomo «possessore della mente» — Ricerche etimologiche di Cratilo — Rapporti tra parola e pensiero — Civiltá italica anteriore alla greca — Significato della mitica venuta di Cerere dalla Sicilia in Grecia.]

— Chi è dunque questo Pittagora? qual è la sua patria? quale la sua etá? dove è nato? dove è morto?... — Io volea far tutte queste dintande ad Archita. Ma, prima di ragionarne con lui, esposi i miei dubbi a Platone; ed ecco ciò che egli mi rispose. — Noi altri greci siam facili a formarci delle favole, che poi rivendiam quasi vere storie. Non curiam le storie degli altri