Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/110

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Tutta questa parte d’Italia è quasi un tempio elevato al nome di Pittagora, ed ogni angolo del medesimo ha un monumento che ricorda un miracolo fatto da lui. Queste cose in parte sono state finte da altri, in parte sono derivate da que’ principi che Pittagora predicava. Egli, per esempio, avea detto che le nostre anime non morivano, ma passavano da corpo in corpo. Naturalmente sorge nel volgo la curiositá di domandare: — Ma tu ti ricordi di alcuna di queste tue trasmigrazioni? — Or chi risponde a questa domanda? Il volgo istesso; perché, quando anche avvien che risponda un saggio, la sua risposta sará sempre tale che il volgo avrá bisogno di domandar di nuovo, ed in ultimo è sempre il volgo che risponde al volgo. Talora rispondono i begli spiriti, e le loro ironie, non intese dal volgo, dan fede a molte cose incredibili, che il popolo da sé non avrebbe immaginate giammai. Quando io veggo molte favole, immagino molta antichitá; ed allora il soggetto, cui le favole si attribuiscono, diventa per me un essere ideale, a cui si attribuiscono tutte le cose che hanno uno stesso carattere. Le genti tutte, prima che la loro storia sia sicura, simili ai fanciulli, immaginano delle persone, cui attribuiscono tutti i beni e tutti i mali che provano. Imperocché la nostra mente, tendendo sempre all’unitá, e non potendo, avviluppata tra i sensi, comprendere la causa unica di tutte le cose, immagina sempre delle persone. Cosí, dopo aver immaginato i dèi maggiori, che esprimono le forze della natura, i nostri padri immaginarono i semidei, che han formata la societá: Cerere, Ercole e Bacco; e dopo i semidei vien la Sapienza umana, personificata da loro nelle persone di Lino e di Orfeo. Non potrebbe Pittagora essere il Lino e l’Ort’eo degl’italiani? Il suo nome al certo non ripugna a questa supposizione ( 0. Noi (i) «Pittagora». Questo nome in italiano si potrebbe tradurre «il persuasore per eccellenza». Ed Aristippo credeva che non senza ragione fosse stato imposto al piú gran persuasore della veritá. Diogene Laerzio, VIII. Vedi anche, per tutte le cose che si diranno appresso, Brukero, Buonafede, ecc. ecc.