Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/117

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stita, guerra volontaria, guerra dispendiosa, consumo giornaliero, officina degli uomini, animale malizioso, male necessario >. Da questi uomini e da questi libri nascono poi le false idee, die il volgo si forma de’ filosofi. Immagina tu un fioco qual sará il giudizio che si formerá de’ pitagorici da qui a mille anni, quando le guerre, dalle quali questo paese è lacerato, e le ruine che seguiranno le guerre, avranno distrutti e dispersi i pochi libri originali, e solo rimarranno questi miserabili scritti, i quali, per esser piú comuni, saranno piú facilmente conservati! Ma alcuni comprano questi scritti, perché non sanno altro che il nome degli autori; altri, perché non possono; altri, perché non vogliono saperne di piú. Nelle nazioni da lungo tempo incivilite vi è un bisogno universale, non giá di sapere, ma di mostrar di sapere: voglion filosofare i fanciulli, voglion filosofare le donne, voglion filosofare coloro che son da meno delle donne e dei fanciulli. La vanitá, senza di cui non vi è societá, prima amò di dire; — Io sono l’uomo piú forte; — indi (ma sol per poco): — Io sono il piú buono; — finalmente: — Io sono il piú ricco. — Quando la pace e le leggi ebbero stabilita la sicurezza della vita e resi gli agi piú comuni, allora l’oggetto della vanitá umana fu la gloria dello spirito; e questo avviene nell’ultima etá delle cittá. Pel cane!... Nota bene: giuramento di Socrate... Non ti pare che io sia divenuto un profondo filosofo? Or ascolta, a questo proposito, la controversia che io ebbi ier l’altro con un giovane tarantino. — Non è meglio — mi dioeva — che noi ci occupiamo di queste cognizioni, che tu chiami puerili, anziché perderci dietro il gioco, la venere e la gola? — Io, allora, forte sul metodo socratico, ripigliai: — Non ti domando questo: ti domando se nell’etá di tuo avo si leggeva piú o meno di quel che si legge nell’etá tua. — Oh! meno, meno assai. Mio avo era un buon diavolo, il quale era fuori di casa prima dell’alba e correva fino a Saturo, ove erano i suoi terreni. La sera tornava a casa, stanco,