Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/124

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«E quella vergine che esce dalle sue stanze, meditando la conquista del satrapo di Lidia, da cui è stata comperata, e che non fa altro che contemplare se stessa; quella giovane serva, ne’ suoi ornamenti, ne’ suoi passi, ne’ suoi sguardi, che ha di comune con Teano che esce dal tempio di Giunone, e che ripeteva sempre il piú grande ornamento di una donna esser la virtú ed il pudore? (O. Voi vedete nella prima un artefice, il quale confida piú negl’istrumenti che nell’arte sua, ed altro non cura che la materia, il lavoro di una lancia, che poi maneggia con un braccio femminile. «Simile a Iole oppressa dal peso delle armi di Ercole, voi vedete tutti coloro che la imperiosa forza delle passioni rende servi del corpo. I loro moti scomposti; le loro, non agitazioni, ma contorsioni; gli sguardi incerti, scorretti; le labbra gonfie, tremanti, pallide; i colori che vanno e vengono come Tonde insensate del Ionio. Nascono queste cose dall’ira, dalla voluttá, da qualunque passione: esse v’indicano sempre lo stento, la stoltezza di volere ciò che non si può, l’impotenza di fare ciò che si vuole; l’artefice, infine, servo deH’istrumento suo. «Le funeste ripetute impressioni, che questi bassi affetti lasciano sulle nostre forme, le rendon simili alle vecchie statue di pietra, che i nostri antichissimi maggiori avean messe nei boschi e sulle cime dei monti, un tempo oggetti delle loro adorazioni, ed oggi, guaste dalla pioggia, dal vento, dagli anni, oggetti di riso de’ loro nipoti (2). «In Giove il comando, col quale muove la terra, il cielo, il mare, tutti gli elementi, non è che un lieve moto delTeterno suo ciglio. Apollo giá allenta l’arco infallibile; il suo braccio cade sul fianco, non perché abbia bisogno di riposo, ma solo perché l’impresa è compita. Tu vedi la vittoria del nume e noti (1) Non so come queste stesse parole si ritrovino nella lettera di Melissa a Clearcta. Gale, Opuscula mythologica. (2) Il principio fondamentale della scienza fisionomica degli antichi non era altro che questo. Vedilo in Aristotele, Physiognomia. I moderni non vi hanno aggiunto nulla di piú.