Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/137

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diventano meno attive, i sensi si assopiscono e la mente perde finanche la cognizione del «sé», perdendo la memoria di ciò che è stata; cosí potrebbe avvenire ancora che, entrando l’anima ad informare un corpo, i>erda la memoria di ciò che era. e non la riacquisti se non quando, ridestata, si rende di nuovo a se stessa. Cosí noi, dopo il sonno, ci ricordiamo di esser quegli stessi di prima. Volgete lo sguardo per l’universo. Una folla di esseri è soggetta a tali trasformazioni, e quell’istesso insetto, che tanti danni cagiona sul nascere della primavera alle nostre campagne di Messapia, non è giá un verme schifoso, quale per qualche tempo ci appare, ma diventa, deposta la sua spoglia, un’elegantissima farfalla. La mente eterna, che tante meraviglie profonde per insetti vilissimi, le avrebbe poi risparmiate nel capo di opera delle sue creazioni? Tu dicevi poco fa, o Cleobolo, non potersi mai sapere se quella parte di te che pensa sia diversa da quella materia sensibile che ti circonda. Ed ora dimando io a te se mai credi che possa esser simile. Nulla di tutto ciò che è divisibile può avere il pensiero; nulla di ciò che è esteso, nulla di ciò che è raro, che è denso, che è umido, che è secco. In tutto ciò. che tu senti esister sulla terra, non vi è nulla che possa aver la natura della mente (0. Tu dubiterai ancora e dirai di nuovo: — Queste non sono che nostre sensazioni. Tu stesso, o Clinia, mi hai detto non potersi dimostrarne mai l’esistenza; ma chi può dir se negli esseri che realmente esistono, oltre la virtú che produce in noi tali sensazioni, non siavi anche quella da cui dipende il pensiero? — Ed io ti rispondo che, se togli via queste sensazioni, ogni dubbio svanirá. Di fatto che rimarrá allora di quella che tu chiami «materia»? un essere che tu non potrai mai dire esser tale o tale altro, perché nc ignori tutte le proprietá; e tu, sostenendo la mente non esser diversa dalla materia, non altro dirai se non che: — Io credo che la mente sia simile ad un essere che non conosco... — Simile a ciò che non conosci! (i) Cicerone, Questiones Tusculanae, I.