Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/154

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percorre un cerchio, simile alla pietra nella fionda, che, spinta dalla forza a scorrere la linea dell’orizzonte, è ritenuta dal laccio intorno al braccio che la move. Noi non vediamo questo laccio invisibile, che rattiene la terra; ma dal non vederlo credi tu che si possa conchiudere che non vi sia? Se nel mondo vi è un’intelligenza, deve servirsi di mezzi e deve avere un fine. Noi non comprendiamo i mezzi, perché, se li comprendessimo, sapressimo la natura dell’intelligenza istessa; dovressimo avere un’intelligenza eguale. Forse li comprenderemo un giorno, quando le menti nostre, sciolte dal denso velo del corpo, vedranno l’essenze delle cose. Ma il fine deve esser certamente l’unione; perché, essendo il mondo uno e molte le sue parti, è necessario che esse tendino ad unirsi: in altro caso, il mondo intero tenderebbe a disciogliersi, cioè a non esser piú uno. Intorno al sole si aggira la terra; intorno al sole si aggirano Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno; e ciascuno di questi astri ha un forza a lui propria, e ciascuno è abitato al pari della terra. E perché mai l’intelligenza suprema non avrebbe seminate da per tutto altre intelligenze minori, che possano ammirare e lodar l’opere sue? Come tutto si spiega facilmente con questa dottrina, e come la ragione non è mai contraria all’osservazione de’ sensi! Tu vedi la lucida stella, che accompagna l’aurora e precede il sole. Il sole spunta, ed essa non vi è piú. Quando l’astro del giorno si allontana da noi, un’altra stella par che segua gl’infocati suoi passi, e par che, a dispetto della notte che incalza, voglia conservare ai mortali una parte almeno de’ di lui raggi vivificatori. Or sappi che l’astro che annunzia all’uomo il suo lavoro e quello che gli riconduce l’ora del riposo non sono che un astro medesimo. E l’amante che maledice l’astro che interrompe i suoi piaceri, e quello che invoca l’astro conscio de’ suoi amorosi furti notturni, maledicono ed invocano un astro medesimo, ed i loro voti e le imprecazioni loro si rivolgono contro una materia inerte, la quale altro non fa che riflettere, quasi costretta, la luce che gli vieti dal sole. Cosí la negra terra, che abitiamo, apparirá lucida agli abitanti di qualche altro astro;