Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/180

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Eraclea. Ivi fu sbattuto dal fato Calcante. Giá vi abitavano i troiani, e la loro cittá avea il nome di quel promontorio Sigeo, tanto famoso nelle memorie di Troia. Ivi Calcante fu ucciso, perché narrasi che non potè indovinare il numero de’ fichi che erano in un albero (D. — Noi, in Grecia, non sappiamo nulla di tutto questo. — E non è meraviglia. Di favole omeriche ne abbiamo piu noi che voi: le nostre incominciano ove finiscono le vostre, ft probabile che un tempo sieno state unite ed abbian formata la storia comune di un maggior numero di popoli e di una piú vasta estensione di terre, che comprendeva tutto ciò che oggi è distinto in tante regioni quanti sono i figli di Elleno. Se queste memorie fossero state vostre, voi non le sapreste solamente per metá. Or ecco che voi ignorate qual sia stata la morte di Calcante. Ma ha potuto ben avvenire che, di tutte queste memorie antichissime, ciascun popolo abbia ritenute quelle sole che riguardavano i maggiori suoi e la terra che abitava; e cosí di un solo Omero se ne saranno, con tal divisione, formati molti. Tu dici: — Il nostro è stato il primo; — ed io, al contrario, ti dimando: nel tempo della guerra troiana credi tu che gli uomini sapessero scrivere? — lo ti dirò che, ad onta di ciò che dicesi di Cadmo e delle sue lettere fenicie, Omero ne move a creder il contrario (a). — Quanti anni credi tu che debbano scorrere perché un po polo impari la scrittura? — Moltissimi. — E quanti altri perché nascan tra ’l medesimo quelle altre arti che sono posteriori alla scrittura: la buona pittura, la scoltura? — Quasi altrettanti. — Or sappi che nell’etá, nella quale voi dite che Omero abbia vissuto (e voglio in questo seguire l’opinione dei meno stolti tra’ vostri rapsodi), quattrocento anni dopo la guerra troiana, (1) Licofrone, in Cassandra. Vedi Mazzocchi. (2) Wolfio; Rousseau, Sur les langues.