Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/181

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voi appena dovevate incominciare a scrivere, e noi ncn solo avevamo canto e scrittura, ma avevamo ancora pitture e statue, rappresentanti croi ed avvenimenti di quella guerra fatale, di tale bellezza che appariscono ammirabili anche ai giorni nostri (O. Non ti pare probabile che le memorie omeriche sieno state cantate e scritte prima in Italia che in Grecia? — Forse non ti negherò che abbian potuto esser scritte prima tra voi. Sappiamo che da noi i canti, che ora compongono l’Iliade, andavano erranti per le bocche de’ cantori, e che il primo a raccoglierli ed ordinarli fu Licurgo. Pisistrato compí l’opera. Ma che importa questo? Scritti in una etá, scritti in un’altra, noi sempre abbiamo i canti di Omero. — Siate sinceri: credete averli. Or che sarebbe, se io vi dimostrassi che i canti scritti ai tempi di Pisistrato, quelli a buon conto che voi oggi avete, non possono esser gli stessi di quegli antichissimi che Omero avea cantati? Ciò che io dico ti sembrerá strano; e pure nulla vi è di piú vero. Tutte le lingue soffrono de’ cangiamenti, e questi sono tanto piú frequenti e grandi quanto piú è vicina la lingua all’origine sua. Giunta che sia alla perfezione, si arresta per molte etá. Noi abbiam cangiata interamente favella: abbiamo il nuovo ed il vecchio dorico (*); e questo non s’intende da tutti, da nessuno si scrive o si parla. Voi tutti intendete Omero; tutti parlate, tutti scrivete com’egli ha scritto. Dunque la vostra lingua non si è cangiata; dunque Omero è piú vicino a voi che all’origine della lingua. Diocle scrisse le leggi di Siracusa or son circa centocinquanta anni; e le leggi di Diocle non s’intendono piú ed hanno avuto bisogno d’interprete ( 3 ). Voi leggete Euripide ed Omero ed intendete colla stessa facilitá ambedue; e, se da qui a duemila anni s’ignorasse la patria e l’etá dell’uno e dell’altro, se non vi fosse qualche differenza nascente dalla varietá de’ loro dialetti credi tu, che si potrebbe dire Omero esser stato piú antico (1) Plinio, XXXV, 3. (2) Mazzocchi, Ad tabulam Heracleensem. (3) Vedi Appendice III.