Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/205

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Le antiche leggi stabilivano per i delitti la pena del taglione. Avvenne che un tale cavò un occhio ad un uomo, il quale giá era privo dell’altro. La legge condannava l’offensore alla perdita di un occhio solo; ma l’offeso diceva che per lui rocchio perduto valeva per due e che il reo sarebbe rimasto in condizione migliore della sua. Il popolo comprese che la pena del taglione era pena di un popolo barbaro. I cangiamenti fatti nelle leggi di Caronda sono pochi. 10 vorrei che se ne facesse uno, non giá nelle leggi, ma nella opinione del popolo, che dichiara infami que’mariti, i quali, avendo giá figli dalla prima moglie, contraggono nuove nozze. Corre per le bocche di tutti un tratto di Caronda. «Quell’uomo, 11 quale dá ai propri figliuoli una madrigna, è indegno del consorzio de’ suoi concittadini, come quegli che ha volontariamente attirato sulle proprie cose un malanno. Se, per avventura, avrai ottenuta dalla fortuna una prima moglie buona, sii di lei contento, e riposati in pace. Se ti è avvenuto il contrario, è stoltezza, colla memoria ancor fresca dei mali sofferti, tentar di nuovo lo stesso pericolo. Chi s’inganna due volte è meritamente riputato pazzo». Il comico Filemone soleva anch’egli dire: — Non mi meraviglio di chi ha navigato, ma di chi torna a navigare. — Ma ciò, che sta bene in bocca di un comico, disdice ad un legislatore. Ma che vuoi fare? Vi è una smania puerile di voler conservare tutto ciò che vien dagli uomini grandi; né ci ricordiamo che essi molte volle o sono o debbono o vogliono esser piccoli!... Chi sa in quale occasione Caronda avrá pronunziato quel tratto! Eccoti che un anagnosta lo inserisce in una raccolta di Detti e fatti memorabili di Caronda-, un altro anagnosta, piú stolto, l’inserisce traf le di lui leggi I passa di bocca in bocca, arriva alla posteritá, e produce mali gravissimi (*). Ed eccoti che gli oligarchi di Turio, corrotte (1) Ciò, che qui si dice sulle leggi di Caronda, è simile a quello che ne dice Diodoro. Ma chi sa riflettere, vede che gli stessi fatti sono esposti in due aspetti diversi. Caronda, presso Diodoro, appare poco meno che matto; presso Stobeo, è un matto e mezzo. Vedi l’Appendice I.