Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/213

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dell’adulatore: vollero ammirare esempi di giustizia, di generositá, di amor coniugale, di amor di patria; fremere ad altri orrori che a quelli della famiglia di Tieste e piangere ad altre sciagure che a quelle di Prometeo. La commedia incomincia ad elevarsi, e si abbassa al contrario la tragedia. Ambedue partono, quella dalla classe de’ servi, questa dalla sede degl’iddii, per incontrarsi tra gli uomini. Epicarmo, tra noi, si può chiamare il padre della seconda commedia. Minor è in essa il numero di avvenimenti straordinari. Non v’intervengono piú gl’iddii; non parlano piú le nuvole, le rane, gli uccelli; non si passa dal cielo in terra e dalla terra nell’inferno; tutto si fa da uomini e tra uomini; un sale piú maligno e meno goffo, gran pompa di massime e di discorsi filosofici, che spesso sente anche l’affettazione: eccoti i caratteri di questa commedia nuova. Voi non l’avete ancora questa commedia, voi greci. Aristofane col suo ingegno quasi quasi l’ha toccata, ma non poteva egli solo compir l’opera. Uno scrittore, e specialmente di cose teatrali, è sempre tale, quale i tempi e gli uomini, tra i quali vive, voglion che sia. Ma, al contrario, si è molto abbassata la vostra tragedia. Ti ricordi tutto ciò che dice quel maligno di Aristofane, quando descrive il certame che ebbero nell’inferno pel primato tragico il grandiloquente Eschilo ed il molle Euripide? (O. Costui par che abbia voluto vendicarsene, scrivendo il Ciclopc, satira finissima dell’antica pompa dell’antico teatro tragico. Tu vedi per ora quasi un contrasto, una lotta tra le antiche e le nuove idee, tra l’antica e la nuova arte, tra l’antico ed il nuovo gusto. Vedrai, col corso de’ tempi, che Euripide avrá piú imitatori di Eschilo e di Sofocle. Noi giá siam pervenuti a quel punto in cui la commedia e la tragedia debbonsi incontrare. Nell’uliima etá della commedia il sale diventa piú delicato e piú fino. Gli uomini, piú inciviliti, anziché udirlo, amano creare essi stessi il motteggio; le massime della filosofia, rese piú note e piú comuni, incominciano ad (1) Aristofane, Rane.